Economia

Evasione fiscale, Daspo per i commercialisti e carcere ai prestanome

Sono queste le misure previste dal Def per reperire i 7,2 miliardi previsti dalla lotta all'evasione fiscale

Evasione fiscale, Daspo per i commercialisti e carcere ai prestanome

"Inasprimento delle sanzioni per i grandi evasori", introduzione del reato di "prestanome", "Daspo" per i commercialisti che favoriscono comportamenti di infedeltà fiscale, stretta alle frodi sui carburanti. E poi c'è la lotta indiretta, con le misure per incentivare i pagamenti elettronici così fa garantire la tracciabilità dei flussi. La prossima manovra di bilancio vedrà numerose misure di lotta all'evasione fiscale, con cui si spera da trovare i 7,2 miliardi previsti nella nota di aggiornamento al Def.

Un pazzo azzardato, forse, considerando che in passato solo Berlusconi mise nella manovra il reperimento di 7 miliardi attraverso misture antievasione; Renzi e Gentiloni, invece, attraverso lo "split payment", il "reverse charge" e la fatturazione elettronica, cercarono di portare a casa 2-3 miliardi per ognuno degli strumenti messi in campo. Il governo è fiducioso e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha detto che con il suo esecutivo "Faremo una operazione di contrasto all' evasione mai fatta in passato", ma non sempre le misure di antievasione e cifratura del gettito vanno di pari passo, come ha ricordato l'ex viceministro all'economia Enrcio Zanetti.

Comunque vada l'esecutivo prosegue spedito. Il primo punto è quello di colpire i commercialisti che certificano crediti inesistenti o illegittimi, come spiegato ieri dal viceministro dell' Economia Laura Castelli: per loro sarà prevista la Daspo, o sospensione dalla professione. Il secondo punto riguarda la stretta sui prestanome. Ad oggi farlo non è considerato un reato di per sé, a meno che non si dimostri che il prestanome serva per evadere il fisco. Tra le misure è prevista la modifica all' articolo 8 della legge sui reati tributari del 2000 così da prevedere che il reato (fino a 6 anni) scatti anche quando il prestanome serva per semplici "condotte che possano configurare il tentativo" di evadere il fisco. Infine c'è l'inasprimento contro le frodi sui carburanti, cioè a quelle società Sono società fantasma che si muniscono della qualifica di esportatori abituali così da essere esenti da Iva e potendo rivendere il petrolio ai reali acquirenti interni attraverso fattura che il compratore può anche scaricare.

La misura dovrebbe garantire 3 miliardi di maggiori entrate.

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