Ex Ilva, ArcelorMittal spegne tutti gli altiforni a gennaio

Preoccupazione da parte dei sindacati: "La situazione sta precipitando in un quadro sempre più drammatico"

Ex Ilva, ArcelorMittal spegne tutti gli altiforni a gennaio

ArcelorMittal non fa nessun passo indietro e conferma la chiusura di tutti gli impianti: nello specifico il 13 dicembre sarà il turno dell'altoforno 2, il 30 dicembre toccherà all'altoforno 4, il 15 gennaio si spegnerà anche l'altoforno 1. L'azienda l'ha comunicato oggi, giovedì 14 novembre, ai sindacati. È stato inoltre annunciato che a partire dal 26 novembre sarà fermato il Treno nastri 2. Già chiusi il Treno lamiere, una delle due linee di agglomerazione e il Treno nastri 1. Programmato infine lo stop pure di cokerie e centrali elettriche. In mattinata è stata smentita la voce secondo cui Mittal avrebbe espresso la volontà di gestire la fabbrica fino a maggio. L'ad Lucia Morselli ha assicurato che "l'azienda rispetterà tutti gli impegni, a partire dal pagamento delle spettanze previste dal contratto di appalto".

Sindacati preoccupati

Marco Bentivogli, segretario generale Fim Cisl, ha commentato: "Se ancora non fosse chiaro, la situazione sta precipitando in un quadro drammatico che non consente ulteriori tatticismi della politica. Questo piano modifica sostanzialmente le previsioni Aia". Gli ha fatto eco Rocco Palombella, segretario generale Uilm: "Che ArcelorMittal resti a Taranto sino a maggio ma con gli impianti fermi, nessuna produzione e col personale riconsegnato alle aziende da cui è arrivato, che me ne faccio, anzi che ce ne facciamo? Anzi, se deve far 'morire' la fabbrica, a questo punto è meglio che vada via prima".

Durissima la presa di posizione da parte di Maurizio Landini: "La situazione è difficile e i tempi delle decisioni devono essere rapidi. Per noi non ci sono le condizioni per recedere dal contratto, per noi ArcelorMittal deve applicare tutte le parti del contratto". Il leader della Cgil, ospite del programma Tagadà su La7, ha ribadito: "Non voglio perdere neanche un posto di lavoro, non è una discussione accettabile quella sugli esuberi. Lì si deve continuare a produrre acciaio, garantendo la salute di cittadini e lavoratori".

Non mancano le critiche verso l'esecutivo targato M5S-Pd. Mariastella Gelmini ha tuonato: "La situazione dell'ex Ilva di Taranto è, di ora in ora, sempre più drammatica. Il governo è immobile, non ha una soluzione, non avanza proposte concrete e, per di più, blocca quelle che in Parlamento arrivano in modo responsabile dalle opposizioni. Come ha fatto, ad esempio, con l'emendamento al decreto fiscale presentato da Forza Italia a Montecitorio per reintrodurre lo scudo penale".

Il capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati ha concluso avvertendo: "Conte, Zingaretti, Di Maio e Renzi litigano su tutto e stanno condannando, con il loro assurdo tergiversare, l'Italia all'irrilevanza. In Puglia c'è l'acciaieria più grande l'Europa e il nostro Paese non si può permettere di perdere questa fondamentale industria siderurgica".

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