Famiglie in spending review: spesa ridotta di 3.660 euro

Gli italiani tirano la cinghia: è corsa ai discount. Confindustria: "Dalla crisi effetti gravi e profondi sulle possibilità di spesa delle famiglie". Si taglia anche sulla sanità

Famiglie in spending review: spesa ridotta di 3.660 euro

La recessione fa tirare la cinghia agli italiani. La spesa è stata ridotta: nel 2012 si è passati a circa 26mila euro tagliando ben 3.660 euro rispetto a cinque anni fa. Quasi un mese e mezzo di consumi svaniti. Confindustria analizza così la "spending review delle famiglie italiane". Cinghia stretta su quantità e qualità, sacrificate ora anche le spese primarie meno toccate nella prima parte della crisi economica.

"Il perdurare della crisi e la seconda recessione che ha colpito l’Italia dal secondo semestre 2011 hanno generato effetti gravi e profondi sulle possibilità di spesa delle famiglie", indicano gli economisti del centro studi di via dell’Astronomia. Gli italiani sono costretti ad una spending review che per gli analisti di Confindustria è legata a "determinanti oggettive". In primis, i posti di lavoro persi che tra 2007 e 2012 sono diminuiti di 690mila unità. In secondo luogo, l’aumento di tasse (dirette e indirette) che hanno "peggiorato i bilanci familiari e ridotto il reddito disponibile reale dell’11% tra 2007 e 2012". C'è, quindi, il calo della fiducia dei consumatori che ad oggi è ai minimi storici. Per tutti questi motivi, nel complesso, la spesa per consumi finali è arretrata del 6,6% in termini reali. A dover stringere più la cinghia, secondo il rapporto di Confindustria, sono le coppie senza figli con un capofamiglia tra i 35 ed i 64 anni. E soffrono relativamente di più le famiglie che vivono nelle regioni meridionali.

Come cambiano le abitudini di spesa degli italiani? Cresce la riduzione dei consumi superflui. Ed è corsa ai discount a discapito di supermercati e negozi tradizionali. C'è più attenzione a sconti e promozioni, affiancata a uno "scivolamento progressivo lungo la scala di prezzo dai prodotti di marca, a quelli commerciali, a quelli unbranded". Insomma, si compra meno in quantità, ma si sacrifica anche la qualità. Le famiglie acquistano anche meno pane e cereali: un calo del 14,8% tra 2007 e 2011 per un risparmio di 141 euro l’anno. Non solo. Hanno ridotto anche le spese per visite mediche del 25,3% con un risparmio di 110 euro. In tavola c'è meno pesce (-13,2%), frutta (-8,3%), olio (-11,8%), acqua minerale (-15,1%) e vino (-14,4%). Ma più birra (+4,2%). Scende la spesa in abbigliamento del 23,1% per un risparmio di 309 euro, ma anche in mobili, pentole e biancheria. E quella nei trasporti (-17,1%) soprattutto per i minori acquisti di auto (-19,2%). Si comprano meno giornali e riviste (-30,6%), meno frequenti ma non poi tanto i pasti fuori casa (-8,2%), e crollano i piccoli lussi della famiglia media: 60 euro in meno l’anno per argenteria, orologeria e bigiotteria, in calo del 65,6%.

Le abitudini di spesa cambiano in base alla tipologia di famiglia. In controtendenza, unico caso di spesa in aumento, anche se solo del 2,5%, è quello dei nuclei composti da una sola persona over 65, probabilmente per la necessità di non poter rinunciare a servizi domestici (+95 euro l’anno), acquisti di carne (+86 euro), spese telefoniche (+103 euro). Le famiglie soffrono sempre di più.

"Negli ultimi due anni - indica la Confindustria - sono peggiorati gli indicatori di grave disagio economico e di deprivazione materiale delle famiglie". È salito dal 16% del 2010 al 24,8% nel 2012, quasi un quarto, il numero di persone che vivono in "nuclei familiari deprivati", dal 6,9% al 14,3% quelli in famiglie "gravemente deprivate".

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