Per fare ripartire l'auto serviranno quattro anni

AlixPartners lancia l'allarme. Le lobby del settore in pressing per gli incentivi. Ma i soldi non ci sono

Per fare ripartire l'auto serviranno quattro anni

Confusione, non conoscenza dei problemi, visioni viziate dall'ideologia e, novità degli ultimi giorni, la mancanza di fondi. Insomma, il settore automobilistico, tra i pilastri dell'economia, stando così le cose, verrebbe abbandonato a se stesso. Ma come, si chiedono le associazioni di categoria, ogni giorno si sbandierano miliardi che dovrebbero andare a destra e a manca, e non si trovano 300 milioni, almeno per garantire al settore una chiusura di 2020 con più ossigeno? I giorni della prossima settimana potrebbero segnare una svolta in un senso o nell'altro.

La questione è ora nelle mani del ministero dell'Economia, «ma si continua a paventare la mancanza di fondi per l'automotive, a fronte di 55 miliardi di euro allocati in modo orizzontale e, a nostro giudizio, poco efficace», sottolinea Unrae (costruttori esteri), in una nota.

«Le misure in essere (gli ecobonus che premiano le auto elettriche) - aggiunge Unrae - a più di un anno dall'entrata in vigore escludono ancora il 98% del mercato. Chi ha veramente a cuore l'ambiente avrebbe il dovere di agevolare concretamente la sostituzione di veicoli vetusti con altri di ultima generazione». Ma c'è di più: è stata anche avanzata l'idea di limitare gli incentivi ai soli veicoli con listino sotto i 18mila euro, escludendo quelli omologati Euro 6 a prescindere dal livello di emissioni. «Misura - sottolinea l'associazione - che favorirebbe pochissimi marchi tra le decine presenti nel segmento, creando una grave distorsione del mercato e senza riuscire a rilanciarlo con effetti nefasti sulla clientela e sul gettito fiscale».

Resta anche da vedere, a questo punto, se e come Palazzo Chigi recepirà il nuovo appello lanciato da Paolo Scudieri, presidente di Anfia (filiera italiana automotive), invitato agli Stati generali dell'economia. «Il governo ha tutte le nostre proposte per rilanciare il mercato e supportare gli investimenti produttivi. Occorre un piano integrato a tutela della filiera come già hanno fatto Germania, Francia e Spagna. È in gioco la competitività del Paese», le parole di Scudieri a Villa Pamphili.

AlixPartners, intanto, nel suo ultimo studio, ha fotografato la situazione italiana post coronavirus: saranno necessari quattro anni (1,91 milioni nel 2023) per tornare a volumi, comunque più bassi del 15%, rispetto al 2019 (2,11 milioni). AlixPartners stima che le vendite, al 31 dicembre, crolleranno intorno a 1,2 milioni, mentre nel 2021 la stima è di raggiungere quota 1,6 milioni, mentre solo nel 2022 dovrebbe esserci un riavvicinamento al periodo pre-crisi.

Anche la società di consulenza consiglia al governo di estendere gli incentivi alle motorizzazioni tradizionali Euro 6, «con un beneficio economico e di emissioni di CO2 importante in virtù della maggiore offerta e accessibilità per il consumatore».

Più in generale, AlixPartners mette in conto, per l'industria mondiale dell'auto, a causa della pandemia, un ammanco di 44 milioni di vetture nei prossimi tre anni, mancati ricavi per 1,3 trilioni di dollari e meno margini per 220 miliardi.

«Case e fornitori - precisa lo studio - dovranno ancor più focalizzare le proprie risorse e abbassare i volumi di break-even». Ciò, però, non impedirà di continuare a investire nell'elettrificazione: 230 i miliardi di dollari previsti e più di 300 i modelli elettrificati che saranno lanciati al 2023.

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