Il rapporto tra il gruppo Fiat e l'Italia, nonostante gli investimenti deliberati per rilanciare gli stabilimenti (all'appello manca sempre Cassino), continua a essere complesso. Il Paese, di fatto, non essendo più strategico a livello commerciale e con un futuro da hub per l'esportazione dei suoi modelli premium, vede assottigliarsi le immatricolazioni delle marche italiane.
E non solo a causa della pesante crisi del mercato, a cui la stessa Fiat imputa le responsabilità del -7,3% (quota mercato scesa sotto il 6%) registrato a ottobre in un'Europa cresciuta invece del 4,6%, ma per la reale mancanza delle armi adeguate in grado di fronteggiare l'assalto di novità provenienti dai costruttori esteri.
Il fatto che l'ad Sergio Marchionne abbia deciso di dare appuntamento all'indomani della prima trimestrale del 2014 per la presentazione del nuovo piano industriale, dopo che quello precedente, illustrato nel 2010, è stato in parte disatteso per varie ragioni (crisi economica, crollo del mercato, vertenze e polemiche con la Fiom), non fa altro che aumentare i ritardi sui segmenti un tempo centrali per il gruppo (quelli della Punto e della Bravo) e posticipare ancora il rilancio di Alfa Romeo. Non è un caso che proprio il marchio del Biscione, limitato a due soli modelli di volume (Giulietta e MiTo) e con una 4C, affascinante fin che si vuole ma che non può certo fare la differenza, in Europa a ottobre ha indossato la maglia nera: -34,1%.
I dati di vendita nel Vecchio continente, intanto, hanno evidenziato - come rileva il Centro studi Promotor - un inizio di riposizionamento della domanda verso i marchi generalisti «che può essere considerato un primo segnale di ritorno alla normalità del mercato». Parallelamente, la quota dei marchi premium Audi, Bmw, Mercedes e Jaguar-Land Rover, «salita da gennaio al 17,1 dal 16,3% - rileva ancora il Csp - lo scorso mese ha segnato un leggero rallentamento rispetto al 2012, scendendo dal 16,6 al 16,4%». Se la tendenza dovesse rafforzarsi, non sarebbe un buon segnale per Marchionne il quale ha appena confermato la decisione di puntare in futuro sull'alto di gamma. E così, mentre l'Italia è l'unico mercato europeo negativo e il suo gruppo automobilistico è quello sceso più di tutti in termini di vendite, la top ten Jato dei modelli più richiesti parla solo tedesco, francese e giapponese, con la «media» Volkswagen Golf sempre saldamente in vetta alla classifica, seguita dalla compatta Renault Clio. Per trovare la prima auto premium (Bmw Serie 3), bisogna scendere fino al decimo posto. «Panda e 500 con tutte le sue derivazioni (la gamma 500L) non bastano - commenta un osservatore - e poi ci sono i continui posticipi dell'Alfa Giulia, mentre sui piccoli Suv, che Fiat e Jeep devono ancora sfornare, la concorrenza si è fatta agguerritissima». Il lavoro di Marchionne, impegnato negli Usa a chiudere la difficile partita con Veba per ultimare la scalata a Chrysler, non è semplice e i problemi maggiori continuano ad arrivare dal mercato di casa, anche sul fronte istituzionale.
Dopo una lunga tregua, a risvegliare le tensioni ci ha pensato ieri il senatore del Pd, Massimo Mucchetti.
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