L'Italia «esce» dall'industria ferroviaria ma accoglie un grande investitore straniero che garantirà occupazione e sviluppo. Finmeccanica ha scelto la giapponese Hitachi come aquirente di AnsaldoBreda e Ansaldo Sts, le due controllate attive nella costruzione di treni e nel segnalamento. La scelta del gruppo guidato da Mauro Moretti ha tenuto conto proprio di questo, e cioè delle prospettive che l'investitore assicura a questo pezzo importante (e storico) dell'industria italiana; sarà garantita l'occupazione, mentre i piani di sviluppo di Hitachi per l'Europa, considerata un'area di espansione particolarmente interessante, da soli esprimono motivazioni di lungo termine. Hitachi è un colosso da 70 miliardi di fatturato in molti settori, dall'elettronica di consumo ai dispositivi medici; nel ferroviario ha ricavi per (soli) 1,3 miliardi, che ora andrà più che a raddoppiare. L'altro pretendente, fino all'ultimo, era stata una cordata cinese sotto il cappello di Insigma; Moretti era da tempo orientato su Hitachi, ma, da buon negoziatore, ha usato la possibile alternativa per migliorare il contratto (il perimento degli stabilimenti da cedere). Oggi fa specie pensare che il Frecciarossa 1000, il treno ad alta velocità prossimo all'esordio, uscirà da fabbriche italiane appartenenti ai giapponesi di Hitachi e ai canadesi di Bombardier (questi ultimi hanno espresso il loro gradimento per il nuovo partner); ma i tempi in cui l'industria ferroviaria era solo nazionale sono passati da quel dì. Finmeccanica incassa, nell'immediato, 36 milioni per AnsaldoBreda, compresi gli immobili e gli stabilimenti di Reggio Calabria, Pistoia, Napoli (mentre Palermo resta a Finmeccanica e finirà probabilmente alle Fs, per le quali effettua manutenzioni); e 773 milioni per il 40% di Sts, quotata, a 9,65 euro per azione. L'impegno complessivo di Hitachi è di 1,85 miliardi comprendendo l'Opa che lancerà sul rimantente 60%, nella prospettiva del delisting.
Diversi i vantaggi per Finmeccanica. In primis, quello di sgravarsi del peso di AnsaldoBreda che, sebbene oggi sia indicata come prossima al pareggio operativo, negli ultimi anni ha divorato montagne di denaro, con perdite che sono state anche pari al fatturato (che oggi è di 800 milioni); ne beneficerà il cash flow della controllante, costretta anno dopo anno a ripianare. Realistico dire che nel passato recente è andato bruciato almeno un miliardo. Sulla quota di Sts (1,22 miliardi di fatturato), Finmeccanica avrà una plusvalenza di 250 milioni, che andranno a bilancio come partita straordinaria. Il debito complessivo del gruppo verrà poi tagliato di 600 milioni: una tranche che segue le attività e che passa, quindi, in capo all'acquirente; lo stock di debito di Finmeccanica a fine 2015, dopo il closing, ammonterà a 3,4 miliardi. Moretti dovrà rimettere mano anche al piano industriale presentato poche settimane fa: con atteggiamento prudenziale, la cessione dei trasporti non era stata considerata; oggi varie poste ne beneficiano, e per il gruppo si conferma vieppiù la concentrazione in Difesa, Sicurezza e Aerospazio. Ai fini dell'operazione, Finmeccanica è stata assistita da Mediobanaca e Ubs quali consulenti finanziari.
In Borsa il titolo Finmeccanica, che da varie settimane sta facendo scintille, ha avuto un andamento contraddittorio (con
un'escursione fino a 11,36 euro in su e 10,58 in giù, e sospensione al ribasso), per chiudere a 10,87, meno 0,91%. Ansaldo Sts si è allineata ai valori segnati dall'operazione, portandosi a 9,37 euro (più 0,53 per cento).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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