
Il giallo di Garlasco ruota attorno al rebus dell'impronte che nel 2007, pochi giorni dopo l'omicidio di Chiara Poggi, vennero repertate dai Ris di Parma all'interno della casa al civico 8 di via Pascoli, teatro dell'efferato delitto. A distanza di 18 anni, quei reperti sono finiti nuovamente all'attenzione della procura di Pavia, che ha aperto un fascicolo a carico di Andrea Sempio con l'ipotesi di reato per omicidio in concorso con ignoti o Alberto Stasi (quest'ultimo è stato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere).
Sotto la lente degli investigatori vi sono una serie di tracce, tra cui l'impronta classificata come "reperto 33", che è stata rilevata sul muro lungo le scale che conducono al seminterrato di casa Poggi, non distante dal punto in cui venne trovato il corpo senza vita della 26enne. "L'impronta 33 ha catturato l'attenzione degli inquirenti perché si presume che possa essere attribuita ad Andrea Sempio. I consulenti della procura hanno svolto una serie di accertamenti comparativi e sono arrivati a individuare 15 minuzie dattiloscopiche compatibili con una zona ben definita presumibile con il palmo della mano di Sempio. Ciò detto, il nostro ordinamento prevede che vengano individuate almeno 16/17 minuzie dattiloscopiche affinché l'impronta sia ritenuta utile per essere attribuibile a un determinato individuo. Pertanto è probabile che gli esperti proveranno a estrarre il materiale biologico dalla traccia prelevata nel lontano 2007 (una parte di intonaco con l'impronta) per capire se sia riconducibile alla persona attenzionata dagli inquirenti, ad altri o alla vittima. Ovviamente questa attività sarà possibile solo se il campione è stato ben conservato in questi 18 anni. Poi, qualora fosse presente una quantità notevole di materiale biologico, si procederà con gli accertamenti ripetibili. Altrimenti, se il materiale dovesse essere presente in porzioni molto ridotte, si procederà con accertamenti tecnici irripetibili in incidente probatorio e alla presenza delle parti", spiega a il Giornale Alessio Poggi, giurista specializzato in criminalistica e dattiloscopia forense.
All'attenzione dei pm pavesi vi sarebbero anche altre due impronte: quella sulla maniglia interna della porta di casa, di cui resta sconosciuta la paternità, e verosimilmente l'orma di una calzatura in cima ai dei gradini che conducono alla tavernetta. "Bisognerebbe analizzare anche quella. Si tratta di un'impronta lunga tra i 24 e i 26 cm compatibile con un numero tra i 36-37 di calzatura. È stata ritrovata proprio in cima alle scale che portano alla cantina dove fu trovato il corpo di Chiara Poggi. Cosa ci faceva quell'impronta di calzatura lì? A chi appartiene? È da analizzare e rivedere", puntualizza l'esperto.
Dottor Poggi, cosa si intende per dattiloscopia forense e in che modo questa disciplina è utile ai fini di un'indagine giudiziaria?
"La dattiloscopia forense è un ramo della criminalistica. Come suggerisce il termine stesso - dal greco dactylus (dito) e scopia (osservazione e studio) - significa 'studio dei disegni papillari delle dita', ossia lo studio delle impronte digitali. È una disciplina importante in ambito forense. Le impronte, infatti, forniscono un elemento fondamentale ai fini delle indagini: aiutano a capire chi era presente in un determinato contesto o sulla scena del crimine".
Quanti tipi di impronte esistono?
"Ci sono le impronte digitali, ovvero quelle del polpastrello delle dita, le palmari, che riguardano lo studio del palmo della mano, e le impronte plantari, che sono relative alla pianta del piede".
Come vengono repertate le impronte sulla scena del crimine?
"Anzitutto bisogna distinguere tra impronte visibili e latenti. Le prime, come suggerisce la parola stessa, sono visibili ad occhio nudo. La documentazione avviene con metodo fotografico a grandezza naturale e corredata da un riferimento metrico, che è molto importante. Le latenti, invece, hanno bisogno di processi di esaltazione per poter essere successivamente repertate. Esistono vari modi per eseguire la loro documentazione, che sono: l'ispezione mediante luci (luce bianca o luci forensi), con polveri esaltatrici (a seconda della superficie da trattare) e mediante reagenti chimici, come ad esempio il cianoacrilato, il Dfo, la ninidrina e altre".
Da cosa dipende la scelta del reagente?
"La scelta del reagente dipende dalla superficie di contatto. Ad esempio, per rilevare l’impronta papillare 33 sulla scena del crimine di Garlasco, è stata usata la ninidrina".
Come funziona la ninidrina?
"La ninidrina viene applicata sulla superficie al di sopra della quale si presume vi sia una impronta e va interagire con gli amminoacidi che sono presenti nella traccia da analizzare. Di risposta si forma un complesso di colore rosso-violetto che si deposita sulle creste papillari. Quando la sostanza ha agito completamente, si va a definire un disegno, che è appunto l’impronta digitale".
Quanto tempo resta impressa un'impronta su un superficie?
"L’impronta non è databile, pertanto può durare anche decenni su una determinata superficie".
Si può logorare o alterare?
"Dipende da una serie di fattori. Se sulla superficie dove si evidenzia l’impronta non vi è stato alcun contatto successivo o esposizione a eventuali agenti atmosferici e fattori ambientali, può rimanere intatta per molto tempo".
Cosa sono le minuzie dattiloscopiche?
"Le minuzie dattiloscopiche sono quei punti caratteristici che si formano dall'intersezione delle creste papillari. Queste forniscono al dattiloscopista la possibilità di poter identificare quel determinato frammento e attribuirlo a un soggetto".
Un’impronta digitale può essere erroneamente attribuita a un individuo?
"Di certo non c’è mai nulla, bisogna sempre mettere in conto un margine di errore. Tuttavia le impronte digitali, rispetto a quelle palmari, forniscono dati di analisi molto definiti. Le impronte digitali, infatti, possono essere catalogate all’interno di quattro archetipi fondamentali (Adelta, bidelta -concentrica e complessa-, mono delta -ulnare e radiale-), i quali le rendono più facilmente associabili a un individuo proprio per la possibilità di questa loro conformazione. Nelle impronte palmari, inoltre, oltre a mancare questa conformazione che le renda catalogabili all’interno di un determinato archetipo, si ha minor presenza di punti caratteristici particolari (vedi uncini, laghi, triforcazioni ecc) che rendono la comparazione più soggetta a un possibile errore di somiglianza del frammento con un altro. Detto questo, posso dire che la possibilità di errore potrebbe esserci, ma la maggior parte delle volte potrebbe essere dovuto a un'errata comparazione da parte del tecnico. Si tratta di un lavoro minuzioso, che richiede pazienza e molto occhio per osservare un qualsiasi dettaglio che possa tornare utile per l’analisi delle creste papillari".
C’è il rischio di contaminazione?
"Sicuramente il rischio c'è, dato che la scena del crimine è facilmente inquinabile quando non si utilizzano i dovuti protocolli di sicurezza. Inoltre si può avere una sovrapposizione di impronte, le quali rendono più difficoltosa l'attività di repertazione e successivamente di comparazione. Anche gli agenti atmosferici possono incidere notevolmente, soprattutto in superfici che sono soggette a deterioramento. In tutti gli altri casi, invece, è impossibile che si possa avere una contaminazione dell'impronta".
Un'impronta può essere la firma di un assassino sulla scena del crimine?
"Sì. Bisogna precisare che un frammento di impronta, per essere contestualizzabile al presunto colpevole, deve avere almeno 16/17 punti caratteristici in comune con l'impronta originale. Al di sotto di questo numero bisognerà valutare l’eventuale presenza di altre tracce che possano andare a incidere un quadro probatorio più certo. Nonostante ciò, il ritrovamento di un frammento in un contesto criminoso fornisce informazioni importanti circa la presenza di quel determinato individuo di appartenenza sulla scena del crimine. Ad ogni modo, questo non implica necessariamente che a commettere il delitto sia stato il soggetto indicato.
Inoltre, quando sulla scena del crimine vengono rinvenuti diversi frammenti di impronta, di qualsiasi tipo (digitali, palmari, plantari, orme di scarpe), è necessario effettuare una comparazione dettagliata di ogni singola traccia per avere un disegno lineare di tutte le persone presenti sulla scena del crimine".