Fiom-Fiat, il 3 maggio altro round

Se entro maggio dovesse arrivare il rinvio a giudizio, da parte della Procura di Nola, nei confronti di Fiat (legale rappresentante è l'ad Sergio Marchionne), i primi dello stesso mese sul Lingotto potrebbe cadere un'altra tegola. Il giorno 3, infatti, il Tribunale del Lavoro di Roma affronterà l'ennesimo ricorso della Fiom sempre per «asserita discriminazione ai danni del sindacato» guidato da Maurizio Landini. E anche in quella occasione al centro della controversia ci sarà lo stabilimento di Pomigliano d'Arco, lo stesso che ha visto i pm di Nola accusare Fiat di discriminazione nei confronti degli iscritti alla Fiom.
Oggetto della discussione all'udienza del 3 maggio, la decisione di Fiat, presa lo scorso febbraio, di procedere al trasferimento d'azienda di Fabbrica Italia Pomigliano in Fiat Group Automobiles, con il conseguente passaggio nella società di tutto il personale assunto da Fip. La nuova causa si inserisce proprio su questo «ritorno» in Fiat Group Automobiles.
Il sindacato di Landini sostiene, in proposito, che il personale iscritto alla Fiom sarebbe stato nuovamente discriminato, perché assegnato a reparti non produttivi e, di conseguenza, destinato, rispetto agli altri lavoratori, alla cassa integrazione. L'intervento dei pm di Nola, insieme al nuovo ricorso che sarà discusso il 3 maggio, rendono i rapporti tra Fiom e Fiat incandescenti.
Dagli Stati Uniti, dove Marchionne è impegnato a sciogliere il nodo Veba e a preparare il terreno in vista della fusione Fiat-Chrysler, non arrivano virgolettati sulle vicende giudiziarie italiane. Tutto è rimandato all'8 e al 9 aprile prossimi, in occasione delle assemblee di Fiat Industrial e di Fiat Spa (negli stessi giorni potrebbero esserci novità sul fronte dell'impegno di Jeep in Russia, dove il gruppo intende partire con la produzione di Suv nel 2014).
A Pomigliano, intanto, i sindacati locali non nascondono le preoccupazioni sulle conseguenze che l'iniziativa dei pm di Nola potrebbero generare. «Così facendo - afferma Giuseppe Terracciano (Fim Napoli) - la Fiom induce chi resterà fuori a ricorrere a sua volta ai giudici.

Questo concetto di giustizia diventa difficile da sostenere ed impossibile da far comprendere a chi è ancora fuori dalla fabbrica perché, oggettivamente, è profondamente ingiusto. Il risultato raggiunto da Landini non è la tutela effettiva di tutti i lavoratori, ma solo quella dei suoi iscritti».

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