Gli "avvoltoi" puntano sulle borse: ecco i rischi per Italia e Germania

La crisi energetica colpisce le borse europee. Male Milano, ma la maglia nera è Francoforte

Gli "avvoltoi" puntano sulle borse: ecco i rischi per Italia e Germania

Giornata di sofferenza per le borse europee che a partire dal tonfo mattutino di Francoforte non si sono più riprese. I principali listini hanno chiuso infatti la prima seduta della settimana in territorio negativo. Piazza Affari ha lasciato sul terreno il 2% a 21.485 punti, mentre maglia nera è proprio il Dax di Francoforte che termina le contrattazioni a -2,20%, mentre Parigi registra un calo più contenuto, -1,20%. Londra chiude invece sulla parità a +0,7%.

A spaventare gli investitori sono stati, tra le altre cose, i nuovi lockdown in Cina e l'assenza del faro di Wall Street, chiusa per il Labor Day. Ma in primo luogo a pesare in tutta Europa sono le questioni energetiche: il rally del prezzo del gas in mattiinata, seppur rientrato, ha messo in agitazione i mercati europei e fatto bruciare nell'Eurozona 58 miliardi di euro di capitalizzazione. Il prezzo del gas ha chiuso in flessione al Ttf di Amterdam dopo la fiammata in avvio delle contrattazioni a 275 euro al megawattora con punte fino a 284. Al momento i cottratti vengono ceduti a 246 euro al MWh. Il combinato disposto tra la chiusura del gasdotto Nord Stream 1 a tempo indeterminato da parte della Russia per presunti lavori di manutenzione e la decisione odiierna dell'Opec+ di tagliare la produzione di petrolio di 100mila barili al giorno ad ottobre per stabilizzare il mercato, in risposta alla notizia sul price cap deciso dal G7, hanno affaticato l'Europa. Aggiungiamo a questo i variegati timori degli investitori sul rischio di una recessione nel Vecchio Continente, con l'Euro che perde terreno sul dollaro toccanto intraday i livelli più bassi da vent'anni (è sceso sotto i 99 centesimi, a un minimo di 0,9877 dollari, cosa che non succedeva da dicembre 2002, salvo poi riportarsi a 0,992) e si capiscono i motivi dell'affaticamennto dei mercati.

Sui listini europei pesano le flessioni del comparto auto (-2,4%), l'informatica e le banche (-2%). Male anche le utilities (-1,6%), anche se in Italia Eni ha chiuso in positivo dopo la botta di settimana scorsa dovuta alla norma sugli extraprofitti. Intanto, in tutta Europa gli occhi sono già puntati sulla riunione della Bce di giovedì, che seguirà quella della Fed prossima a alzare dello 0,75%, 75 punti i tassi di sconto e il prezzo del denaro. Dopo aver sbloccato il rialzo dei tassi per la prima volta in undici anni si prevede che l'Eurotower provvederà a un secondo rialzo a causa dell'aumento dell'inflazione ad agosto dall'8,9 al 9,1%. Un rialzo potenzialmente in grado di equivalere a quello americano.

L'Europa inizia la corsa verso l'autunno caldo segnato dal rischio di una crisi energetica, di lockdown produttivi e di problematiche strutturali all'industria e all'economia con un deficit di capitali e un'incertezza che non si vedeva da tempo. Il fatto che l'anello debole in questo caso sia la borsa di Francoforte, simbolo di una Germania storicamente caposaldo di stabilità, è un ulteriore elemento di criticità. Berlino, com'è noto, soffre non solo in borsa la crisi energetica, prevede tagli lineari ai consumi di gas pari al 15% di target europeo e con lo stop ai suoi impianti e alle sue industrie minaccia di indurre una pericolosa recessione e un effetto contagio sul resto del continente. Su tutto ciò aleggia lo spettro di una guerra energetica, commerciale e psicologica con la Russia che alimenta i torbidi e mette a repentaglio le prospettive di una continuità delle forniture.

La grande incertezza si trasmette alle borse e esse perdono il ruolo di porto sicuro che hanno acquisito nel biennio pandemico, forse definitivamente. Si tratta di un brusco ritorno alla normalità dopo gli anni del denaro facile, a cui i rincari sui tassi metteranno il sigillo definitivo. E per le economie europee si porrà il tema decisivo del rilancio e della ripresa, che partirà dalla difesa delle imprese e dell'economia reale dal caro-energia e dall'inflazione.

Unica speranza per preservare anche la borsa, che si scopre sempre di più essere una derivata delle dinamiche del mondo produttivo. E qui, soprattutto in Germania, arriva la domanda a cui tutti hanno paura di rispondere: c'è ancora tempo per evitare il caos dopo mesi di crisi energetica alimentata senza risposte adeguate?

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