Ma quale milione di auto inquinanti in giro per l'Italia perché potrebbero montare la centralina truffaldina. E perché solo ora il governo si accorge che nel nostro Paese esiste un problema di emissioni? C'è voluto il «dieselgate» scatenato in America da Volkswagen per fare emergere una situazione che qui è nota da tempo e, soprattutto, è stata più volte denunciata. La realtà è molto più seria: dei quasi 35,5 milioni di automobili circolanti in Italia, oltre 10 milioni scaricano sostanze nocive alla salute. Il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, quindi, è stato fin troppo generoso a indicare in un milione il numero di veicoli «sporchi» solo perché, anche se di recente produzione (Euro 5-6), quindi dotati di motorizzazioni efficienti, potrebbero essere equipaggiati con il software tarocco. Il problema è ben più serio e testimonia la grave mancanza di attenzione da parte degli ultimi governi ai dati che periodicamente fanno il punto sul parco circolante e quantificano il numero di veicoli ancora fermi alle omologazioni Euro 0, Euro 1 o Euro 2, immatricolati cioè tra la fine degli Anni '80 e il 2001.
Delrio, e non solo lui, dunque, ha scoperto l'acqua calda. E come succede sempre quando esplodono casi di cronaca clamorosi, ecco che a pontificare e a reclamare il pugno di ferro intervengono tutti. E molto spesso a sproposito e con il senno di poi.
In Italia, come viene puntualmente denunciato da tempo, il parco circolante è il più obsoleto d'Europa, e più di 10 milioni di veicoli hanno almeno 14 anni di servizio, e per questo risultano pericolosi per la salute e per l'ambiente. Prendiamo in esame le emissioni dei motori diesel, entrati nell'occhio del ciclone per colpa della leggerezza del gruppo Volkswagen negli Stati Uniti. Per gli ossidi di azoto (NOx), la vera ossessione americana, si è passati da 0,50 a 0,08 grammi/chilometro tra Euro 3 e Euro 5-6; gli idrocarburi incombusti (HC) più gli NOx sono stati ridotti da 0,97 grammi/chilometro dei motori Euro 0 a 0,23 (Euro 5) e 0,17 nei diesel Euro 6, questi ultimi sul mercato da alcuni mesi e nell'ordine delle 375mila unità. Giù anche i PM, le polveri sottili, e il CO2, l'anidride carbonica responsabile dell'effetto serra.
Gli sforzi dei costruttori per rendere più efficienti i motori tradizionali (benzina e diesel), guardando al mercato europeo e lasciando da parte possibili e deplorevoli sotterfugi, sono evidenti. Ma vengono paradossalmente vanificati dalla massiccia presenza sulle strade, soprattutto al Centro-Sud, di veicoli Euro 0 (quasi 1,7 milioni al 31 dicembre scorso), Euro 1 (2,4 milioni circa), Euro 2 (oltre 5,2 milioni) ed Euro 3 (la maggior parte, più di 6,8 milioni). Più che al milione di auto giudicate inquinanti, meglio dire con il software tarocco a bordo, sarebbe più opportuno guardare a questo 26,4% del mercato, fermandosi ai motori Euro 2 (45,7% includendo gli Euro 3), che necessita di finire dal demolitore. Perché questo e gli ultimi governi hanno glissato il problema? «Qui non siamo in presenza di un disastro ambientale, ma di una truffa. L'Italia chiede che sia punita severamente», tuona a scoppio ritardato il premier Matteo Renzi. Mentre il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, dice di voler presentare esposti in ogni capoluogo ipotizzando il reato di omicidio colposo. Giusto punire chi truffa, ma perché Bonelli non ha mai sollecitato il governo ad adottare misure di ripulitura del parco circolante?
Qui non si tratta di dare una mano con soldi pubblici alle case costruttrici, ma di eliminare
dalle strade grandi quantità di sostanze inquinanti, favorendo il ricambio di queste «carrette» attraverso interventi sui finanziamenti e sulla fiscalità. Se una famiglia non cambia la macchina è perché i conti non tornano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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