Grecia, i mercati affondano i nuovi bond

Grecia, i mercati affondano i nuovi bond

Una missione, quella di alleggerire l’insostenibile peso del debito pubblico, è stata portata a termine ieri con il completamento dell’offerta di scambio su 177,3 miliardi di euro di sirtaki-bond, cui ha aderito il 96% dei creditori privati. Ma se il ministro ellenico delle Finanze, Evangelos Venizelos, ha definito lo swap «una storia di successo», i mercati non sembrano puntare molte fiches sulle possibilità di ripresa di Atene, strozzata da una gravissima recessione. Con il timbro politico alla seconda tornata di aiuti da 130 miliardi che l’Eurogruppo (per l’Italia presente il premier Mario Monti) non ancora arrivato nella tarda serata di ieri, già si vocifera di un terzo bailout.
E a guardare i grafici, un ulteriore salvataggio sembra molto di più che un’indiscrezione malevola. I nuovi titoli greci hanno infatti iniziato con un drastico deprezzamento il loro cammino sul grey market, il mercato non ufficiale dove sono trattati: a fronte di un valore nominale di 100, le obbligazioni, con scadenze oscillanti tra i 10 e i 30 anni, valevano solo da 24,9 a 28,7 punti. Certo, arrivare alla scadenza significa recuperare il 100% del capitale, ma chi volesse vendere prima del termine, dovrebbe registrare una perdita tra il 71 e il 75%. Se i prezzi crollano, i rendimenti stanno ovviamente salendo alle stelle: i bond a 30 anni, che hanno un coupon del 3,65%, rendono al momento il 13,57%, mentre per le scadenze più brevi si arriva anche al 18%.
La risposta dei mercati non avrà, comunque, nessuna ripercussione sul ruolino di marcia che i Paesi dell’Eurozona si sono imposti per chiudere il dossier Grecia. Dopo il via libera dell’Eurogruppo, il sì definitivo allo sblocco della seconda tranche anti-default dovrebbe arrivare domani attraverso una teleconferenza di ministri, oppure in una riunione di alti funzionari dei ministeri dell’Economia. Al prestito contribuirà anche il Fondo monetario internazionale con un assegno pari a 28 miliardi, una cifra ben superiore ai 13 miliardi ventilati un paio di settimane fa dal ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schaeuble. Il Fondo guidato da Christine Lagarde ha precisato che «dopo l’approvazione della nuova intesa nell’ambito dell’Eff (Extended fund facility, ndr), il precedente accordo da tre anni per la Grecia, approvato nel maggio 2010, sarà cancellato». Del primo prestito di 110 miliardi concesso nel maggio 2010 restano 35 miliardi.
Continua invece a subire slittamenti la decisione sul rafforzamento del fondo salva-Stati Esm. Ancor prima dell’inizio del vertice di ieri a Bruxelles, il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, aveva fatto sapere che dell’eventuale potenziale del firewall europeo se riparlerà a fine mese, nel corso della riunione informale a Copenaghen. Il nuovo rinvio è ancora una volta determinato dalle resistenze poste dalla Germania, ma si lavora sull’ipotesi di un affiancamento dell’attuale fondo temporaneo (Efsf) all’Esm: garanzie per 250 miliardi più capacità effettiva di prestito di 500 miliardi. Quella di fine mese sembra una deadline non superabile, perché altrimenti in aprile l’Fmi non potrà dare il via all’aumento delle risorse per un intervento in Europa.
Meno pressante appare, invece, il problema legato agli obiettivi di bilancio della Spagna, dopo che il premier Mariano Rajoy ha ammesso che Madrid non sarebbe riuscita a tagliare il traguardo di un deficit al 4,4% quest’anno. «Oggi (ieri, ndr) discuteremo, ma senza prendere decisioni definitive» sugli obiettivi di riduzione del disavanzo, ha spiegato Juncker.

L’Eurogruppo ha infine discusso anche della nomina del membro del board Bce al posto di Josè González-Páramo. Tre i candidati in lizza: il governatore lussemburghese Yves Mersch, lo spagnolo Antonio Sáinz de Vicuña e lo sloveno Mitja Gaspari, che sembra però fuori gioco.

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