La Grecia sconfessa Varoufakis

Il ministro punta a un accordo entro il 5 giugno e lancia la tassa sui Bancomat. Atene replica: «Ipotesi tramontata»

Nella caotica gestione della crisi, la Grecia ha toccato ieri il fondo. Non bastava l'improvvida uscita domenicale del ministro dell'Interno, Nikos Voutsis, sull'impossibilità di rimborsare il Fondo monetario causa casse vuote. Che è come se Renzi, che ieri a Ballarò ha assicurato che gli italiani non corrono alcun rischio in caso di mancato accordo con Atene, mandasse Alfano in tv a raccontare che non c'è più un soldo per pagare stipendi e pensioni. No, alla tragedia ellenica mancava ancora un atto inedito: Yanis Varoufakis sbugiardato dal suo stesso ministero. Alla proposta dell'esuberante ministro delle Finanze di introdurre una tassa sui prelievi Bancomat e sulle transazioni bancarie, ha corrisposto la gelida replica del “suo“ dicastero: «Queste ipotesi non sono più in discussione con Bruxelles e Fmi».

Scarso coordinamento nella comunicazione? Guerra per bande all'interno di Syriza? Oppure la prova che Varou è stato davvero commissariato dal premier, Alexis Tsipras, dopo il burrascoso vertice di aprile a Riga? Tutto è possibile, ma una cosa è certa: il 5 di giugno, data in cui scade una rata col Fondo da 305 milioni di euro, è ormai dietro l'angolo. Due i nodi cruciali che, se non sciolti, impediranno di versare ai greci 7,2 miliardi di aiuti. Il primo riguarda l'organizzazione guidata da Christine Lagarde. «Non ci sarà accordo senza il Fmi», ha detto il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker. Il giornale greco Ta Nea sostiene che il segretario al Tesoro Usa, Jack Lew avrebbe assicurato a Tsipras che Washington eserciterà la sua influenza per sbloccare la situazione col Fondo. Un primo assaggio si è visto ieri: «Un fallimento danneggerebbe i greci e avrebbe conseguenze non prevedibili per l'Ue e l'economia globale», ha ammonito una fonte del Tesoro. Un escamotage per evitare il default potrebbe essere quello di accorpare in un'unica rata, da saldare a fine giugno, il rimborso degli 1,6 miliardi che Atene deve al Fmi.

È un altro modo per prendere tempo, con una controindicazione: il crescente nervosismo dei mercati, anche ieri protagonisti di una seduta piuttosto tesa (+0,18% Milano, spread in rialzo a 139 punti). Il vero problema sarà tuttavia convincere il Fmi a essere meno rigido nelle richieste di riforme strutturali, in particolare quelle che riguardano pensioni e mercato del lavoro, due delle «linee rosse» che Tsipras considera invalicabili. Resta inoltre aperto il fronte relativo al surplus di bilancio, con i partner dell'Eurogruppo che potrebbero accettare un avanzo all'1-1,5% del Pil in cambio di ulteriori misure di carattere fiscale. Così come non c'è accordo sull'Iva. Varoufakis aveva proposto ai creditori un regime con doppia imposizione, al 6,5% e al 15%, ma con una penalizzazione di ulteriori 3 punti percentuali se il pagamento non viene effettuato con moneta elettronica. La proposta è stata però bocciata per problemi legali.

Atene starebbe allora studiando l'introduzione di aliquote al 7%, 14%, e al 22% o 23%.

Insomma: non c'è nulla di definito. Domani l'ex troika incontra i rappresentanti del governo ellenico, alla ricerca di una soluzione che appare ancora lontana.

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