Il 2013 delle Generali si è chiuso con utile di 1,9 miliardi, «il migliore degli ultimi 6 anni, ottenuto interamente grazie alle performance operative», ha detto l'ad Mario Greco. Che ha anche convinto il cda a proporre un dividendo di 45 cent, più del doppio dei 20 distribuiti l'anno scorso.
Come vanno valutati questi risultati? L'utile è inferiore alle previsioni, di 2-300 milioni. La cedola superiore di 10-11 cent rispetto alle attese. Quindi un pareggio? La Borsa, che fornisce la sintesi dell'andamento del titolo, ha chiuso con le Generali in calo dello 0,86%, a 16,16 euro. Peraltro in linea con la giornata di Piazza Affari, negativa per lo 0,91%. Allora, per avere un'idea di questo primo dei tre anni del piano industriale scritto dallo stesso Greco, affidiamoci agli analisti: per Equita i risultati del quarto trimestre 2013 sono stati «più deboli» delle stime. Pesano un «utile operativo sotto le attese a causa del Danni», e i ratio patrimoniali (Solvency 1) «al 141% contro il 152% atteso». Per Banca Imi i conti sono «contrastati»: bene la generazione di cassa, il dividendo e il calo del debito; male il «debole Solvency 1». Berenberg conferma la raccomandazione hold e il prezzo obiettivo a 17,4 euro con uno slogan: «Deboli conti, ma fiducia nel futuro». Il tono rimane questo anche per altri, come un bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno a seconda di come si preferisca guardare.
L'impressione è che Greco, dopo la volata del 2012-2013, quando il titolo Generali è passato dai 10 euro del periodo del suo arrivo fino a oltre i 17,5 del gennaio scorso, ora debba «inventarsi» qualcosa di nuovo e di più difficile. A ieri le azioni del Leone, dai massimi del 9 gennaio hanno ceduto il 7-8%; esattamente quando ha guadagnato, negli stessi giorni, l'indice FtseMib, segnando tra i due valori un gap nell'ordine del 15%. Il tutto con lo spread, che tanto aveva pesato su Generali nel 2011, rivolto ormai costantemente verso il bello.
Molto dipenderà anche dalla serenità che Greco riuscirà a mantenere rispetto ai suoi grandi soci. Un tema che si è scaldato con la recente vicenda dell'azione di responsabilità chiesta contro la precedente gestione, di fronte alla quale consiglio e ceo non sono apparsi compatti. Per questo non è un caso che una delle sorprese negative di ieri è stata quella del «Solvency1», cioè il numeretto che misura la capacità di copertura dei rischi di una compagnia. Ebbene, il Solvency1 del 2013, pari al 141%, è tre punti più basso di quanto atteso a causa di un'obbligazione da 500 milioni non più calcolabile a copertura del rischio e da rimborsare. Che c'entra con Greco e i soci? C'entra perché il bond in questione è stato emesso dall'ex ad Perissinotto nel 2008 senza comunicare né all'Isvap, né al cda l'esistenza di una clausola che lo rendeva rimborsabile alla controparte, che è il primo socio Mediobanca.
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