Economia

Ecco quando è vietato pagare in contanti

In caso di sospetto, il Fisco può avere accesso a tutti i profili social dei contribuenti, così da analizzare il loro tenore di vita

Ecco quando è vietato pagare in contanti

La guerra all'uso del contante messa in atto dagli ultimi governi, con lo scopo di favorire l'uso della moneta elettronica e garantire la perfetta tracciabilità di ogni singola operazione di trasferimento di denaro o di pagamento dei cittadini italiani, è ormai un dato di fatto. Tra manovre per disincentivare l'uso delle banconote (ad esempio l'impossibilità di ottenere specifiche detrazioni fiscali) e l'imposizione di precisi limiti e tetti massimi, le frecce nella faretra dello Stato sono numerose.

Soglia dei contanti

Se il tetto del pagamento in contanti ora in vigore (1 luglio 2020 – 31 dicembre 2021) è fissato a 1.999,99 euro, dal prossimo 1 gennaio 2022 sarà ulteriormente abbassato fino a 999,99 euro. Altro "incentivo" per convincere i contribuenti a rispettare tali paletti sono le previste sanzioni pecuniarie, che possono andare da un minimo di 2mila fino ad un massimo di 50mila euro, a seconda dell'importo della transazione contestata.

Oltre a ciò l'Agenzia delle entrate ha anche il potere di passare al vaglio tutte le spese che superano il 20% del reddito complessivo dichiarato dal cittadino: sospettando che queste possano essere state sostenute grazie a un tesoretto in nero, il Fisco può pertanto mettere in moto la sua macchina delle verifiche.

Meglio le rate

Ecco perché risulta pressoché impossibile pagare in contanti beni o servizi costosi, come ad esempio un'auto, dei lavori di ristrutturazione o le spese dal dentista. Una soluzione possono essere le rateizzazioni, anche se pure per queste sono previste delle regole stringenti, a partire dall'emissione di uno specifico documento fiscale da parte del venditore o di chi presta il proprio servizio. Pur tenendo ben presente il tetto massimo già indicato in precedenza, comunque, l'uso frequente del contante può far scattare un campanello d'allarme al Fisco, che per tenere sotto controllo i contribuenti ed il loro tenore di vita può avere accesso anche a tutti i profili social degli stessi: chi carica in rete tante informazioni sulla propria vita privata (case, auto oggetti di vario genere) è quindi avvisato.

All'Agenzia delle entrate, inoltre, non importa che si tratti di movimenti di denaro tra parenti: nessun regalo, prestito o donazione tra consanguinei può varcare le soglie tracciate per legge.

Spese e detrazioni

Tutto ciò che dà diritto a detrazioni fiscali al 19% deve obbligatoriamente essere pagato con strumenti perfettamente tracciabili. Per poter portare in dichiarazione le spese sanitarie sostenute in strutture private e puntare al rimborso, restano solo i pagamenti elettronici. Uniche eccezioni previste solo per medicinali (anche da banco od omeopatici) e dispositivi medici acquistati in farmacia/parafarmacia e per prestazioni mediche rese da strutture convenzionate: resta in questi casi il diritto alla detrazione del 19% sugli acquisti che la prevedono.

Più strette le limitazioni, come ricorda Laleggepertutti, su operazioni di ristrutturazione casa, per le quali è d'obbligo addirittura il bonifico.

Se non interessa invece poter beneficiare delle detrazioni fiscali, si può procedere al saldo con carta o con contanti (sempre a rate ed entro i limiti imposti).

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