A Pomigliano d'Arco il numero di operai, visto l'andamento sempre negativo del mercato automobilistico, non può essere innalzato. Ecco perché la Fiat, nell'accogliere quanto disposto dai giudici a proposito delle 19 tute bianche Fiom (che poi sono 18, considerato che uno di questi operai è candidato alle politiche) da reintegrare subito in fabbrica, ha deciso di retribuirli normalmente, dispensandoli però dal lavoro.
Non è la prima volta che accade. A Melfi, per esempio, per i tre operai Fiom licenziati nell'estate 2010 e poi riammesi dal tribunale di secondo grado, l'azienda aveva seguito la stessa procedura. In questo caso, però, visto che la motivazione dell'allontanamento dal lavoro riguardava un presunto sabotaggio della linea produttiva durante uno sciopero, il fatto di non ritenere opportuna la presenza dei tre lungo la catena di montaggio, riguardava il venir meno del rapporto di fiducia da parte dell'azienda (Fiat ha fatto ricorso in Cassazione).
Per Pomigliano, invece, le ragioni sarebbero puramente tecniche e di coerenza giuridica: ricollocandoli sulla linea, di fatto si ammetterebbe la necessità di inserire in questo periodo forze nuove nello stabilimento alle porte di Napoli.
La decisione del Lingotto ha dato ancora più vigore allo scontro, mai sopito, tra Sergio Marchionne e il leader della Fiom, Maurizio Landini, peraltro invitato (inutilmente) proprio domenica dall'amministratore delegato di Fiat «a fare pace con gli altri sindacati».
Landini ha accolto con forte disappunto la scelta del Lingotto di stipendiare i 19 iscritti alla Fiom, lasciandoli però a casa. Secondo il segretario generale dei metalmeccanici della Cgil, «pagare le persone perché non lavorino è una doppia offesa», colpisce sia la dignità «delle persone che lavorano, sia di quelle che sono in cerca di un'occupazione». Quanto accaduto ieri nello stabilimento Fiat di Pomigliano, rappresenta, per Landini un «atteggiamento autoritario» da parte dell'azienda torinese. Da qui la minaccia di nuove azioni giuridiche e sindacali. Landini chiede anche un intervento diretto da parte delle istituzioni, in quanto «l'azienda non può godere di extra-territorialità; siamo di fronte a una vera politica discriminatoria verso i lavoratori che decidono di iscriversi alla Fiom». A intervenire è il ministro del Lavoro, Elsa Fornero: «Ho lavorato perché le due parti ritrovassero una capacità di dialogo. Se questo non accade, non posso che dispiacermi. Esprimo il rammarico in quanto, dalla contrapposizione, non nascono mai cose positive. Bisognerebbe che si ritrovasse un pochino la capacità di dialogare».
Oggi, intanto, i 19 Fiom assunti si presenteranno davanti ai cancelli dello stabilimento per ribadire la propria disponibilità a lavorare. Gli stessi hanno anche deciso che parte dei soldi che percepiranno in più, rispetto allo stipendio da cassaintegrato, serviranno per la «cassa di resistenza», già istituita negli anni scorsi, per continuare la lotta «in favore di tutti gli operai di Pomigliano d'Arco».
A Torino, infine, si guarda con soddisfazione al mercato brasiliano che, anche in questo inizio d'anno, continua ad assicurare importanti numeri al gruppo. A gennaio, infatti, Fiat ha venduto 70.632 tra auto e furgoni (+36%), mantenendo la leadership del mercato con il 23,8% delle vendite. Nessun effetto sulla Borsa: a Milano il titolo Fiat ha perso il 5,44%.
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