Economia

I bancari vogliono 200 euro in più

I sindacati: «Basta mail e chiamate di lavoro la sera. Pronti allo sciopero contro l'Abi»

I bancari vogliono 200 euro in più

Il mito del posto in banca - sicuro e ben pagato - è andato in frantumi a inizio del millennio. Così i 289mila lavoratori del credito, ormai trasformatisi in «venditori» di prodotti e servizi di ogni sorta, vogliono rinnovare il contratto prevedendo il diritto a non rispondere, una volta terminato l'orario, a email o chiamate di lavoro. E chiedono un aumento mensile medio in busta paga di 200 euro lorde (+6,5%). Tradotto, secondo alcune proiezioni, il sistema bancario considerando anche la richiesta di abolire il salario di ingresso per i giovani, si ritroverebbe ad affrontare a regime, 820 milioni di aggravio annuo. Oggi il costo del personale è stimato in 23 miliardi.

L'obiettivo è «recuperare l'inflazione reale, presente, pregressa e attesa», hanno rilanciato la Fabi e le confederali Fisac-Cgil, Uilca, First Cisl e Unisim presentando la piattaforma rivendicativa. Una volta ottenuto l'ok della base (le consultazioni inizieranno il 2 aprile), la proposta sarà portata al tavolo dell'Abi, facendo ripartire le trattative sul contratto nazionale, scaduto e già prorogato. E se l'associazione di Antonio Patuelli alzerà un muro, hanno minacciato i sindacati sarà sciopero, come tre anni fa.

A questo punto vale qui la pena chiedersi quanto percepisce ora uno dei (pochi) bancari rimasti allo sportello. Un impiegato del livello più basso, sui quattro previsti, guadagna 2.259 euro lordi al mese contro i 2.716 di un senior, integrativi aziendali a parte. Diverso per i quadri direttivi. Denaro a parte, nell'era dei social network, il «diritto alla disconnessione» reclamato dai sindacati può apparire antistorico. Non così però per le sigle guidate da Lando Maria Sileoni, Giuliano Calcagni, Massimo Masi, Riccardo Colombani e Emilio Contrasto, secondo cui i vertici degli istituti di credito fanno sempre più «pressioni commerciali» sugli addetti, chiedendo anche in orari serali dettagliati report. I sindacati chiedono, inoltre, lo stop alle «esternalizzazioni» e la difesa della cosiddetta «area contrattuale»: in pratica basta con la strategia delle banche di cedere la gestione dei crediti deteriorati e in prospettiva quella delle sofferenze probabili (i cosiddetti «Utp») a finanziarie che spesso non applicano il contratto di categoria. I sindacati chiedono infine una cabina di regia per la digitalizzazione e il ripristino dell'articolo 18 per il reintegro in caso di licenziamenti illegittimi. Le banche «sono tornate a fare utili (9,3 miliardi nel 2018, contro i 10,9 miliardi attesi quest'anno) grazie all'impegno dei dipendenti», ha attaccato Sileoni rimarcando come in Abi ci siano due mentalità: «quella di Intesa che vuole un contratto ibrido un po' banchiere e un po' promotore, come un mostro a due teste» e quella che vuole invece «un salario a due velocità, con una parte fissa e l'altra legata alle prestazioni individuali.

Sono due sogni che diventeranno due incubi».

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