Spero che i lettori capiscano che fare trading in una situazione di totale immobilità come quella attuale è come cercare l’ago in un pagliaio. Poi dobbiamo dire che è possibile trovare le Bio On piuttosto che le Falck ma in cambio ti capitano anche gli ETF BTP short piuttosto che le Eurotech. Insomma, si fa fatica ma ci si difende. Raccontavo nei giorni scorsi a pranzo con una delle dirigenti più elevate in grado di una banca italiana delle mie ultime operazioni e mi guardava come si guarda un marziano: tutto il settore è schienato, nessuno si aspettava questa discesa e le perdite vanno dal 30 al 50% mi diceva sbigottita. Le commissioni dei broker sull’azionario sono ai minimi storici e non si muove foglia nel settore. Noi de facto siamo vuoti rispetto ad altri nostri portafogli in altri giorni investiti con 50 titoli. Merito di un money management che ci permette di comprare di nuovo solo quando le posizioni in portafoglio sono già andate a target. Se anche Tomasini impazzisse volesse comprare l’intero universo delle azioni italiane sarebbe impossibile: prima guadagni con una azione in portafoglio, vendi il 50% a target e con l’altro 50% ti metti a breakeven (cioè in pareggio) e poi puoi comprare la seconda azione e poi la terza e così via. In questo modo o hai davanti un trend crescente dei prezzi e tu costruisci mano mano un portafoglio in utile oppure se il mercato non va da nessuna parte tu sei stoppato con un titolo, con il secondo vai in utile ma poi con il terzo torni indietro e via andare, un po’ quello che stiamo facendo ora.
E se la settimana scorsa era facile prevedere un rimbalzone visto che il Money Flow era sui minimi della banda di oscillazione questa settimana manca persino quella facile previsione perché il Money Flow è incastrato a metà della oscillazione e non si muove.
Di seguito pubblico il grafico del Money Flow sul Ftse All Share per mostrare come abbia identificato in alcuni punti in maniera abbastanza precisa dei punti di inversione ciclici del mercato:
Ma veniamo alla lista della spesa.
CHL: ha annunciato un aumento di capitale. Ecco perché il titolo era in domanda negli ultimi giorni, quasi ad indorare la pillola dell’aumento di capitale ovvero di mettere le mani nelle tasche degli azionisti. La mia posizione è chiara sugli aumenti di capitale: ad di là degli arbitraggi sui diritti, che sono arbitraggi e quindi non hanno niente a che vedere con il trading direzionale né sulla convenienza in sé dell’aumento di capitale, bisogna stare alla larga. La ragione è semplice: state giocando con il banco e il banco vince sempre. Poi sui sacri testi della finanza c’è scritto che dopo gli aumenti di capitale le azioni aumentano il dividend yield e hanno la tendenza a crescere, bene, bravi, non lo mettiamo in discussione. Ma ci vuole tempo e il capitale non gira e noi siamo di un’altra parrocchia. Come siamo caduti in un tranello perché pensavamo che la domanda che correva sul mercato fosse domanda “buona” quando si appalesa l’aumento di capitale capisci che te l’hanno fatta e sei dentro. Non rimane che uscire con le ossa rotte e considerarlo un semplice stop loss.
DOBANK: è nella nostra classifica dei buy con il sequential settimanale. Se notate siamo a cavallo della trendline ribassista ed una prosecuzione del rovesciamento ci darebbe il polso di un cambiamento di tono del mercato. Da seguire attentamente, possibile il buy.
Anche sul fronte fondamentale è una azione che si muove molto bene: ha chiuso i primi 9 mesi dell’anno con ricavi lordi in aumento dell’11% rispetto allo stesso periodo del 2017. Il margine operativo lordo è stato in aumento del 30% rispetto all’anno scorso.FIERA MILANO: sempre il nostro doppio minimo in formazione, sebbene nanerottolo. Stiamo a vedere …
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