I giudici e i codici etici di Finmeccanica

La legge 231 e il suo Or­ganismo di vigilanza rischia di diventare, come sempre in Italia, più un fastidioso e costoso obbligo burocratico che un effi­cace sistema di codificazione delle proce­dure corrette

Quante palle leggiamo nei codici etici, nei regolamenti degli orga­nismi di vigilanza delle grandi società. Sembrerebbe, sulla car­ta, il mondo di Cappuccetto rosso. Con un lupo ben identificato, e l’ingenua fan­ciulla, cioè la società per azioni, vigile ai pericoli del bosco. La legge 231 e il suo Or­ganismo di vigilanza, che si somma ai col­legi sindacali, ai consiglieri indipendenti e ai comitati interni (sì certo tutta roba con compiti diversi) rischia di diventare, come sempre in Italia, più un fastidioso e costoso obbligo burocratico che un effi­cace sistema di codificazione delle proce­dure corrette. Prendiamo a prestito le in­tercettazioni riguardanti il numero uno di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, e l’allo­ra magistrato Manuela Romei Pasetti. Il giudice ha intenzione di mollare la pub­blica amministrazione. E un bel dì lo fa. MANUELA: si, ciao sono Manuela. OR­SI: Ciao Manuela. MANUELA: ciao, è tut­to fatto, ho dato le dimissioni, dal primo aprile sono pronta. ORSI: e il Ministro co­sa ti ha detto? MANUELA: mi ha tenuto due ore. ORSI: uhm! Vabbè. MANUELA: però io non gli ho spiegato nulla di tutto ciò... MANUELA: sono libera, dal primo aprile. ORSI: e puoi fare quello che vuoi? MANUELA: tutto quello che voglio... Dopo 10 giorni il numero uno di Finmeccanica chiama l’oramai ex magi­strato per comunicarle che è tutto ok.
ORSI: abbiamo fatto il consiglio e han­no approvato la tua nomina alla 231. MA­NUELA: bene, son contenta. ORSI: dal primo aprile cominci. MANUELA: sono contentissima.ORSI: l’ho detto a Grechi, visto che è lui il «presidente» (nda).
La conversazione continua poi così: MANUELA: devo passare da lì in qualche momento? ORSI: sì ma te lo dico io, quan­do ci sono io perché voglio essere io a pre­sentarti eccetera. MANUELA: quando ci sarai tu, perfetto, perfetto. ORSI e certo, e certo! guarda che la cosa è nominale eh! È ìrrisoria però intanto è il primo passo.
In altra parte delle conversazioni si ca­pisce che il progetto potrebbe essere quello di un ingresso più importante del­l’ex magistrato in azienda: ed è quello di diventare consigliere indipendente di Finmeccanica.
Et voilà l’altra grande fin­zione delle nostre mitiche società quota­te.
Consiglieri indipendenti che discuto­no d­el proprio futuro ruolo con l’ammini­stratore delegato. L’idea (c’è stata anche una conversazione) era quella di entrare forse grazie a Domenico Siniscalco e l’As­sogestioni in un non meglio identificato cda del gruppo. D’altronde, come dice Orsi,con l’introduzione delle quote rosa, ci sono centinaia di consigli da riempire. Orsi e l’ex magistrato Romei Pasetti hanno un ottimo rapporto, tanto che il giudice si adopera per mettere in contat­to l’ad con il vicepresidente del Csm, Mi­chele Vietti. Probabilmente pensano gli inquirenti per verificare la situazione del­l’inchiesta napoletana su Finmeccanica.
Ma queste sono ipotesi investigative.
Il punto, cari amici della zuppa, non è penale. Ma è di fondelli per i quali ci pren­dono. In praticamente tutti i regolamenti della 231 (un modello ciclostilato dalla Confindustria) si richiede per i membri continuità d’azione, esperienza e indi­pendenza.
La parolina magica, indipen­denza. Come quella dei consiglieri, indi­pendenti. Vi sembra che tra Orsi e imma­gino­l’ottimo ex magistrato si possa confi­gurare un rapporto di indipendenza? O al contrario e legittimamente i due amici facevano piani comuni per il futuro?
È sbagliato prendersela solo con Finmeccanica, anche se visto il ruolo che svolge e la proprietà pubblica si potrebbe pretendere qualche attenzione in più. In finanza facciamo le leggi più belle del mondo o quasi e con quelle pensiamo di esserci puliti la coscienza. Come nella gag di Verdone:perché ha la pistola?per­ché ho il porto d’armi. E perché ha il porto d’armi?perché ho la pistola.Così pensia­mo di essere trasparenti perché abbiamo i consiglieri indipendenti, al di sopra dei sospetti perché abbiamo comitati di sor­veglianza, contabilmente perfetti per­ché revisionati e sindacati. Tutto serve, per carità. Ma ciò che conta è il manico.
Non c’è previsione legislativa, statuta­ria, etica che possa sostituire il controllo esterno della libera competizione per cui si vince se si è più bravi e non più introdot­ti. O sostituire la meritocrazia interna, per cui si arriva ai vertici perché si sono prodotti risultati importanti e non per le relazioni che contano.Trattasidell’inge­nuo mondo delle favole? Può essere.

Ma tra questa favola e quella dei codici etici e degli organismi di vigilanza conviene cre­derenella prima.

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