Turismo di massa. Un volano per il Pil

Grande successo per il turismo culturale. Ma non è ben accetto da tutti

Turismo di massa. Un volano per il Pil
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Siamo nel pieno dell'estate e le nostre città d'arte vivono l'esperienza del turismo di massa. Dati scientifici sull'afflusso per il 2024 li avremo fra qualche mese, ma articoli e servizi radiotelevisivi testimoniano l'entità del fenomeno. Turismo di massa significa che oggi l'arte e la bellezza sono una componente fortemente attrattiva e, in larga misura, finalmente nella disponibilità di una platea assai vasta. Un desiderio che trova la sua giusta soddisfazione. Un incontro con le molteplici forme del bello non più appannaggio di pochi fortunati. E anche una forma di business che non dovrebbe essere derubricata a fastidio. Tuttavia le élite, così poco inclini ad accettare le regole del mercato, registrano con malcelato fastidio l'approdo dei torpedoni nelle città, le file di famiglie fuori da chiese e musei che, nell'attesa, addentano panini e gustano una birretta, la corsa a fotografare tutto e di più con i propri aggeggi elettronici. Il turismo di massa, cioè la cultura di massa, non è vicenda gradevole alle élite. Per i progressisti in servizio permanente effettivo il turismo di massa altro non è che l'esempio più eclatante della mercificazione di qualsiasi cosa, ancor più deprimente quando riguarda le espressioni artistiche. Gli ottimati del XXI secolo, democratici esclusivamente secondo i propri dettami, anelerebbero a città semideserte, a luoghi della bellezza semivuoti, a strade e piazze liberate da assembramenti di persone in cerca del monumento da visitare o della scultura da ammirare. Le élite se la cantano e se la suonano nella convinzione che il turismo di massa esprime solo il volto della maleducazione e dell'ignoranza. E poi conversano di virtù del popolo. O, per meglio dire, disquisiscono sul popolo all'ora del thè delle cinque.

Progressisti sì, professori e affini cultori delle buone maniere, giudici implacabili secondo metodi da gendarmi della cultura e quindi non proprio intellettuali per davvero illuminati. Il grandissimo Giorgio Gaber li avrebbe ancora una volta fulminati da par suo.

www.pompeolocatelli.it

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