I Ligresti fanno saltare il banco Unipol-Fonsai

I Ligresti fanno saltare il banco Unipol-Fonsai

La famiglia Ligresti rovescia il tavolo delle trattative per la fusione di Fonsai in Unipol e Matteo Arpe torna in campo con un una nuova offerta. Le banche creditrici ricorrono però all’arma finale: si preparano a escutere il pegno sul pacchetto di controllo della compagnia assicurativa, così da proseguire nella fusione con Bologna secondo un «piano B» già allo studio. Significa rottamare il progetto su cui si è al lavoro da mesi, ma l’escussione del pegno su Premafin (378 milioni di debiti) è l’«Enola Gay» della guerra delle polizze.
Le banche (Unicredit, Mediobanca, Intesa Sanpaolo, Cariparma, Banco Popolare e Ge) diverrebbero le prime azioniste di Fonsai e la condurrebbero verso il gruppo di Carlo Cimbri, che ieri ha detto di voler andare avanti. I cda di «Fonsai e Milano stanno procedendo nell’esame del progetto», ha confermato l’ad Emanuele Erbetta, che sarà al lavoro con gli indipendenti in vista del cda di lunedì che analizzerà sia il progetto Unipol, già vagliato dall’Isvap, sia quello di Sator.
Bologna si è rivolta ai board, proponendo di chiudere l’intesa e rinviare l’esame dei paletti Consob ma la possibilità che i Ligresti blocchino tutto in assemblea è elevato. Da qui l’escussione del pegno: Premafin sarebbe abbandonata alla deriva, con un esito forse vicino al fallimento che già avvolge le casseforti a monte, Imco e Sinergia. Resta, però, da capire come sarà superato lo scoglio dell’Opa e realizzata l’escussione del pegno: si prospetta, infatti, una dura battaglia legale ma, con il crac Premafin, le banche avrebbero subito i diritti di voto necessari a fare passare l’operazione in assemblea.
L’azione di forza sul debito comporta una sicura minusvalenza per le banche e un grande pericolo per l’ingegnere di Paternò e i suoi tre figli. Che però, ieri, hanno scelto lo scontro, rivendicando con Paolo e Jonella la decisione irrevocabile di non rinunciare agli impegni di manleva concessi da Unipol e di non essere disponibili ad assumere alcun impegno in merito all’esercizio del diritto di recesso sulla fusione Fonsai. Due condizioni pesantissime perché in base al verdetto della Consob Unipol sarebbe costretta a procedere all’Opa obbligatoria.
La mossa dei Ligresti, da tempo ostili a Unipol, mira a fare spazio a nuovi pretendenti: si infittiscono le voci su una discesa in campo dei colossi Allianz e Axa, anche se entrambe punterebbero a Milano Assicurazioni. In azione anche Sator e Palladio che hanno depositato il terzo rilancio: ora l’offerta prevede un aumento di capitale da 800 milioni per Fonsai, la metà dei quali versati direttamente dai due fondi di private equity guidati da Matteo Arpe e Roberto Meneguzzo a un prezzo di 2-2,5 euro per azione, la parte restante sarebbe offerta in opzione ai soci «a un prezzo non superiore alla metà» di quanto pagato da Sator-Palladio. Questo permetterebbe a Premafin di partecipare con minore esborso alla ricapitalizzazione e di livellare il valore degli attivi con il debito facilitando la ristrutturazione. «È un piano chiaro ed efficace» commenta un consigliere della galassia Ligresti.

La famiglia continuerebbe ad avere circa il 15-20%, un fatto poco digeribile per alcuni istituti di credito, cui si aggiungerebbero i dubbi Isvap sulla solidità dei due fondi. In Borsa è guerra aperta: Fonsai +11,6%, Unipol +3,5% e Premafin + 9%.

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