Economia

I controlli del Fisco sui contanti: cosa si rischia ora

Ci sono tre casi in cui si può incorrere a controlli e multe da parte dell'Agenzia delle Entrate quando vengono superati i limiti del pagamento in contante: ecco quali

I controlli del Fisco sui contanti: cosa si rischia ora

Con l'assunzione di 4mila nuove forze lavoro, sarà difficile sfuggire agli occhi attenti del Fisco quando si tratta di controlli e accertamenti sul denaro contante e non tracciato: rischia maggiormente soprattutto per chi percepisce somme di denaro da fonti diverse rispetto a quelle provenienti da redditi da lavoro.

Come scattano i controlli

Come ricorda proiezionidiborsa, sono in arrivo dall’Agenzia delle Entrate multe di oltre 2mila euro non solo per chi riceve ma anche per chi effettua questi pagamenti. L’uso della moneta contante nasconde insidie e pericoli anche per i contribuenti più onesti, e ci sono tre casi in cui l'Agenzia può scoprire e multare chi effettua pagamenti in contanti oltre i limiti consentiti.

Quali sono i tre casi

Anche il semplice trasferimento di soldi in contanti fra parenti o fra genitori e figli espone all’eventualità di verifiche fiscali: infatti, il primo dei tre controlli con cui il Fisco scopre chi effettua pagamenti in contanti oltre i limiti riguarda i movimenti bancari. Questo accade soprattutto quando l’ammontare complessivo dei versamenti supera, di molto, la giacenza media del proprietario di conto bancario o postale. A tal proposito, è importante conoscere come versare contanti in banca senza il rischio di segnalazione e quali sono le cifre massime consentite da versare sul conto corrente dei propri figli senza destare sospetti.

Un'altra situazione che si potrebbe verificare riguarda verifiche più capillari: in particolari circostanze, il Fisco può far scattare dei controlli documentali previsti dal Decreto legislativo n. 600/73 che di solito interessano quei contribuenti che, secondo l’Agenzia, più facilmente rispetto ad altri potrebbero cedere alla tentazione di evadere le tasse. Può accadere che siano addirittura i contribuenti stessi a conservare, fra i documenti della contabilità, appunti che attestano il pagamento in contanti oltre i limiti. In alcuni casi, le indagini in corso ed a carico di alcuni cittadini hanno portato all’emersione di quietanze di pagamento che testimoniavano il trasferimento di contanti.

Il terzo controllo fiscale potrebbe scattare in presenza di un’evidente discrepanza fra le somme di denaro presenti nella dichiarazione dei redditi ed il tenore di vita: il contribuente che appartiene ad una fascia reddituale modesta ma spende oltre le proprie possibilità dà senz'altro nell'occhio. Da quale fonte giungono questi redditi supplementari e perché non figurano nella dichiarazione? Se dal modello 730 risulta un reddito basso, non si può certo pensare di nascondere in qualche modo l’acquisto di oggetti di lusso perché alle verifiche fiscali non sfugge di certo l’acquisto di un’automobile che immediatamente figura nel Pra (Pubblico registro online).

Allo stesso modo, risulta evidente dai registri immobiliari l’eventuale atto di acquisto di un appartamento, di un cottage o di una villa al mare.

Dal registro dei contratti dei canoni di locazione o dalle rate del mutuo troppo alte si può risalire ad una serie di informazioni di cui il contribuente dovrà fornire giustificazione.

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