L'imposta straordinaria patrimoniale sui depositi nelle banche di Cipro, che l'Unione europea vuole che sia adottata come condizione per erogare 10 miliardi di aiuti finanziari del suo Fondo salva Stati e del Fmi al governo cipriota, sta generando effetti tossici pericolosi per il mercato finanziario dell'eurozona. Le ripercussioni sulla Borsa e sul credito privato e pubblico non si sono ancora dispiegate con tutto l'effetto venefico che potrebbero avere, perché il parlamento di Cipro ha dilazionato la votazione, impaurito dalle conseguenze per il sistema bancario nazionale, che si regge ampiamente su soldi esteri oltreché dei ciprioti e dei pensionati inglesi che vivono la loro terza età nell'isola. C'è il timore che questa taglia patrimoniale sul risparmio dei privati nelle banche, che ha un precedente in quella introdotta in Italia da Giuliano Amato nel 1992, diventi una condizione per gli interventi della Comunità europea e del Fmi a favore dei governi oberati da debiti eccessivi, che fanno fatica a emettere nuovi titoli. Insomma, invece che condizionare i fondi agli Stati a un comportamento virtuoso dei loro bilanci e a loro riforme dell'economia, a favore del mercato, la nouvelle vague sarebbe quella di punire il risparmio privato con tributi aberranti. Si tassa la virtù a favore del vizio: è questa la nuova linea del rigore, chiesta da Berlino? La Merkel dice che lei non c'entra. E allora chi è stato? Pesa anche il modo anomalo con cui la decisione è stata adottata con il consenso dei governi degli Stati membri (compreso il nostro, tramite il premier Mario Monti, che a Bruxelles è di casa). L'imposta è stata annunciata, prima di essere attuata. Invece che agire di sorpresa, in modo rapido e certo, ci si sta gingillando con il gioco del cerino acceso, senza rendersi conto che non si tratta di un gingillo, ma di una bomba esplosiva. Per prima cosa sono stati bloccati i depositi presso le banche di Cipro, riducendo al minimo il contante ritirabile tramite bancomat od operazioni di conto corrente. E nel frattempo si sottopone al parlamento di Cipro la richiesta di applicare l'imposta in questione, indicando puramente il gettito desiderato, che dovrebbe aggirarsi sui 6 miliardi, in quanto in contropartita l'Unione Europea e il Fmi ne presterebbero 10 al governo, a cui sembra ne occorrano 16 per risolvere i suoi problemi. La Repubblica di Cipro, che fa parte dell'Ue ed è stata ammessa da poco nell'eurozona, ha solo 1,2 milioni di abitanti e non occupa tutta l'isola, perché il Nord è sotto il dominio turco. Ha un Pil di circa 20 miliardi di euro, costituito da attività agricole, pesca, turismo, trasporti marittimi, poca industria. E molta finanza bancaria, dato che le imposte sono basse e si tratta di località comoda per chi vuole fare movimenti finanziari internazionali o rifugiare i propri capitali, in un luogo piacevole, con buone comunicazioni aeree e via mare, ben collegato alle banche inglesi. Il debito estero, privato e pubblico, di Cipro supera i 30 miliardi di euro: l'investimento diretto di imprese estere è di circa 22. Dopo l'ingresso nell'area euro, a Cipro sono arrivati i capitali dei russi. La ventilata tassazione dei conti bancari dovrebbe essere il 3% del loro valore sino a centomila euro e poi salire al 10% e al 20% per totali superiori.
Ciò indipendentemente dal fatto se si tratta di depositi di famiglie o imprese e dal fatto se chi ha tali depositi, a sua volta, sia o meno indebitato. Con la Cipro-tax, figlia grassa della Amato-tax, si sta per creare un brutto precedente, che occorre scongiurare con appropriate scelte politiche. Dopo i danni creati dall'Imu ci manca solo questa rogna.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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