Economia

Intesa incassa l'ok Antitrust per Ubi

La cessione andrà decisa entro 6 mesi. "No evidenze della nascita di un terzo polo"

Intesa incassa l'ok Antitrust per Ubi

L'Antitrust autorizza l'offerta di Intesa su Ubi. Ma pone come condizione la cessione di oltre 500 sportelli. L'accordo per la vendita dovrà essere chiuso entro sei mesi. Gli sportelli dovranno essere sottratti dalla somma di Intesa (circa 3.600) e Ubi (1.600) per evitare l'abuso di posizione dominante in diverse aree del Paese. Nessun rischio, secondo l'Antitrust, di uccidere un terzo polo potenziale, non essendo emerse «evidenze, né certe né univoche, in merito alla reale possibilità di Ubi di costituire un terzo polo bancario, diventando il soggetto aggregatore di medie realtà bancarie italiane quali ad esempio Bper, Mps, Bpm».

Soddisfatto il Ceo di Intesa, Carlo Messina. «L'operazione è pienamente compatibile con la concorrenza: gli azionisti di Ubi sono ora in possesso di tutte le informazioni necessarie per poter valutare al meglio», ha detto. Ubi incassa il colpo, ma potrebbe non finire qui: secondo fonti finanziarie, i legali dello studio Bonelli-Erede e gli advisor stanno studiando il provvedimento per valutare un ricorso al Tar.

Nelle 67 pagine del provvedimento, firmato dal presidente Antitrust Roberto Rustichelli, si legge che Intesa - che con l'offerta annunciata il 17 febbraio proponeva la vendita di circa 450 sportelli - «verrebbe a detenere quote particolarmente elevate in numerose province», in entrambi i mercati della raccolta e degli impieghi, oltre che in quelli del risparmio gestito, amministrato e nelle assicurazioni Vita. L'Antitrust elenca circa 1.500 «catchment area» critiche a livello locale. Per questo il 15 giugno Intesa ha modificato l'Ops originaria individuando 532 sportelli di Ubi da cedere, e trovando anche il compratore (Bper). Ora, secondo l'Authority, tali filiali «risultano idonee a risolvere tutte le criticità concorrenziali riscontrate».

In altri termini, il ceo di Intesa Carlo Messina, con il team di advisor guidato da Mediobanca e quello dei legali con lo studio Pedersoli, ha centrato il punto che aveva lasciato perplesso Rustichelli al momento del lancio dell'offerta. E grazie all'asse con Bper, assistita dallo studio Chiomenti, si è già portato avanti con il lavoro (l'accordo per la cessione è già fatto). Il provvedimento prevede comunque tempi diversi: se la cessione non si dovesse chiudere entro 9 mesi, (dopo essere stata autorizzata di nuovo dall'Antitrust, oltre che da Bce-Bankitalia), o non diventare pienamente effettiva entro altri 6 mesi, Intesa e Ubi dovranno conferire un mandato irrevocabile a un soggetto fiduciario indipendente che dovrà procedere alle cessioni restanti, anche individuando altri sportelli equivalenti dal lato degli effetti sulla concorrenza.

Sulla carta l'Ops può quindi proseguire senza più il rischio di uno stop. L'operazione si chiuderà il 28 luglio. A ieri è stato consegnato circa il 3% del capitale. Ma le giornate decisive, insegnano le offerte pubbliche, saranno le ultime tre: venerdì 24, lunedì 27 e martedì 28.

A quel punto Intesa avrà tre scenari davanti: Ops sotto al 50% di adesioni, significherà la sconfitta; sopra il 50%, l'offerta sarà valida ma senza la possibilità di procedere alla fusione; per fare questa serve il 66,7 per cento. I problemi potrebbero nascere proprio nel caso l'Ops finisca nel corridoio tra 50 e 66%: in questo caso, secondo Ubi, il cda che Intesa nominerà non sarà in grado di deliberare la cessione degli sportelli a Bper, che non sarebbe nell'interesse di Ubi ma solo del socio di controllo. Con eventuale coda di ricorsi e controricorsi legali. Per Intesa, al contrario, il controllo di Ubi è sufficiente perché il cda, deliberi la cessione delle filiali.

Si vedrà.

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