Intesa punta sulle infrastrutture Usa e fa da ponte ai contractor italiani

La filiale di New York affianca chi vuole espandersi negli States

Cinzia Meoni

Intesa Sanpaolo punta a finanziare progetti infrastrutturali e a sviluppare il project financing negli Usa, temi dominanti del governo di Donald Trump. Il gruppo guidato da Carlo Messina si propone come ponte per i contractor italiani che vogliano rafforzare la propria presenza oltreoceano e come partner per i gruppi americani che, grazie alla copertura internazionale offerta dalla banca, vogliano esplorare le opportunità offerte dal made in Italy e dai mercati finanziari europei.

«Grazie al programma di incentivi prospettato da Washington, si prevedono forti investimenti nello sviluppo delle infrastrutture e si stanno aprendo nuove opportunità negli Usa anche nell'ambito del project financing. Stiamo già lavorando insieme ai grandi general contractor italiani in questo ambito e vogliamo rafforzarlo», sostiene Biagio Calabrese, direttore della filiale «hub» di New York attraverso cui la Ca' de Sass coordina la propria presenza nelle Americhe. In questa veste il gruppo ha appena partecipato al forum North American Infrastructure Leadership accompagnando Atlantia e Salini Impregilo. Un incontro da cui potrebbero scaturire nuove opportunità di business. D'altro canto, sostengono i vertici della banca, si nota un trend in crescita degli investimenti verso il Belpaese concentrati soprattutto su energia, meccanica e food&beverage. «L'interesse per il lusso poi è elevatissimo: i brand italiani godono di un importante posizionamento che assicura ricavi in crescita e marginalità elevata», conferma Daniela Orlando, responsabile dell'Industry del settore.

Negli ultimi anni, sottolinea Calabrese, l'hub di Manhattan ha affiancato nelle operazioni negli Usa campioni italiani come Autogrill, Techint, Gavio, Pizzarotti e Fca. «Ci proponiamo come punto di riferimento per le società italiane che intendono espandersi nelle Americhe, ad oggi oltre 600», sostiene il manager che ricorda come la banca abbia lavorato anche con 300 multinazionali come GE, GM e AT&T e che «quello americano è un mercato enorme e fair, nonostante la competizione sia decisamente elevata».

Non è un caso che l'hub di New York stia crescendo a ritmi sostenuti tanto da rappresentare il 20% del giro d'affari esteri della divisione di Corporate Investment Banking

di Intesa guidata da Mauro Micillo. «L'estero rappresenta ormai il 50% circa del volume d'affari della divisione e il trend di crescita è destinato a proseguire», conclude Gianluca Cugno direttore della rete estera di Cib.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica