Intesa Sanpaolo (-1,4% a 2,25 euro) fa retromarcia sulla bad bank e ribadisce il ruolo del gruppo come «banca dell'economia reale» non «di sistema», aprendo per di più sull'offerta di nuovo credito a famiglie e imprese. «Siamo pronti a offrire al mercato credito per 150 miliardi», ha infatti dichiarato l'amministratore delegato Carlo Messina, partecipando al congresso nazionale della Fabi.
«Mi sembra una forzatura sostenere che siamo una banca del salotto buono per quelle tre-quattro operazioni (finite male, ndr) che abbiamo concluso, come Telco, Risanamento e Alitalia, ha aggiunto il manager, ribadendo l'intenzione di proseguire con la cessione di tutte le partecipazioni non strategiche anche se ciò non toglie che la banca giocherà «un ruolo importante» nella privatizzazione di Poste Italiane.
Un altro target da raggiungere sarà, poi, come evidenziato da Messina, quello di ridurre entro fine anno le filiali a 3.700 dalle attuali 4mila. Quanto poi ai crediti incagliati (svalutati per 4 miliardi a fine settembre, +23% rispetto al 2012), Messina, smentendo le recenti indiscrezioni, ha evidenziato di voler affrontare le sofferenze in un'ottica di recupero. «Non abbiamo mai avuto intenzione di fare una bad bank dove mettere le sofferenze che vanno a morire. Ci potrà essere una business unit dedicata al recupero del credito, ma si tratta di una cosa diversa», ha chiarito l'ad di Intesa Sanpaolo.
Intervenendo infine sulla contabilizzazione delle plusvalenze derivanti dalla rivalutazione delle quote di Bankitalia, Messina ha rinviato l'argomento al cda del 27 marzo. «Se ci sarà un ritorno positivo lo valuteremo», ha concluso, evidenziando come Ca' de Sass non abbia necessità di tale operazione vantando già un eccesso di capitale rispetto alle previsioni di Basilea 3.
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