Il padrino d'eccezione per il giorno 1 dell' anno 0 di Alfa Romeo si chiama Andrea Bocelli: è sulle note di «Nessun dorma», dalla Turandot di Giacomo Puccini, che la Giulia si mostra per la prima volta al pubblico. La pedana è quella del rinato Museo di Arese.
La nuova Giulia il primo record lo ha già battuto: è sicuramente l'automobile della quale, fino a poche ore prima dell'evento, nessuno è riuscito a scattare una foto o a riprenderla di nascosto durante i test. Sergio Marchionne, ad di Fca, l'ha descritta come «la nostra Turandot, alla quale Bocelli ha dato la voce». Rossa, dello stesso colore del cuore sportivo Alfa Romeo che da ieri ha ripreso a battere, e «con il profilo di un felino pronto a scattare» (parole del designer Lorenzo Ramaciotti), il primo degli 8 modelli che Marchionne ha promesso da qui al 2018, è nato e si è sviluppato in un bunker del Modenese.
A lavorarci per due anni, giorno e notte, il team di ingegneri ultraselezionati, soprannominato Skunks Works (Squadra Puzzola). Questo gruppo di tecnici, che via via è cresciuto di numero, ha replicato l'impresa che portò un'unità speciale a realizzare, con una settimana d'anticipo rispetto ai 150 giorni programmati da Lockheed, l'Sr-71 Blackbird, l'aereo più veloce della storia. Marchionne, in chiusura di presentazione, ha chiamato sul palco una rappresentanza del team, e insieme al presidente John Elkann, al responsabile di Alfa Romeo, Harald Wester, al designer Ramaciotti e a Philippe Krief, che ha coordinato il lavoro della «Squadra Puzzola», li ha ringraziati uno per uno («siete degli eroi»).
«Trent'anni di incompiutezza Alfa Romeo - ha puntualizzato Marchionne - reclamano vendetta. Questo marchio è stato lasciato competere con i “generalisti“, una vera onta. È giunto il momento di un'Alfa Romeo diversa, un unicum , pronta a diventare uno dei protagonisti più importanti del settore premium . Abbiamo varato un piano aggressivo che non mette in discussione l'italianità del marchio: 5 miliardi di investimenti, altri sette nuovi modelli in tre anni, e programmato di arrivare a produrre 400mila unità nel 2018, sei volte il dato dello scorso anno».
Rimettere a posto la catena del Dna attraverso lo studio della storia del Biscione, preservandone la tradizione, i simboli e i punti di forza: il risultato si chiama Giulia, al cui top di gamma c'è la versione più «cattiva di ispirazione Ferrari: benzina, V6 biturbo, 510 cavalli, da 0 a 100 in 3,9 secondi. Prodotta a Cassino (Frosinone), trazione posteriore (un ritorno), realizzata per lo più in alluminio e fibra di carbonio, «ha il profilo a goccia come la Giulietta Sprint; gli interni puliti ed essenziali, cuciti come un abito» (Ramaciotti), più che lanciare la sfida ai concorrenti tedeschi (Bmw, Audi e Mercedes) e inglesi (Jaguar), la nuova Giulia vuole essere «diversa», rimettendo il guidatore al centro di tutto.
E mentre il capo di Alfa Romeo, il tedesco Wester, descrive i concetti alla base del progetto, sullo schermo alle sue spalle ecco sfilare una sequenza di modelli premium di altre marche: «Tutti prodotti freddi - osserva l'ingegnere - tecnocratici, noiosi. Zero emozioni. Un mare piatto. Noi portiamo emozioni, al volante facciamo sentire la differenza, l'inconfondibile sinfonia Alfa Romeo.
È la fusione perfetto tra uomo e macchina».Le vendite inizieranno ai primi del 2016, i prezzi sono top secret ma potrebbero partire da circa 40mila euro, sei le motorizzazioni tra benzina e diesel. La raccolta degli ordini è prevista già entro l'anno.
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