Economia

L'allarme degli industriali: "L'Italia sta arretrando"

Nella produzione manifatturiera l'Italia passa dalla quinta all’ottava posizione. Confindustria: "Nelle zone colpite dal sisma stop produttivo di almeno 4-6 mesi"

L'allarme degli industriali:  "L'Italia sta arretrando"

Stavolta a lanciare il grido d'allarme è Confindustria, attraverso il proprio centro studi. Dati alla mano l’Italia scivola da quinta a ottava potenza per produzione manifatturiera, scavalcata da India, Brasile e Corea Sud. Ed è a rischio "la stessa sopravvivenza" di "parti importanti dell’industria". Alla base di questa forte sofferenza la recessione, una feroce stretta del credito e bassa redditività.

Bisogna correre ai ripari al più presto, avverte Confindustria, ma i problemi non mancano: come rileva il capo del centro studi Luca Paolazzi, ci sono forti limiti legati alle "inefficienze della pubblica amministrazione" ed alla mancanza di "governi dalla visione di lungo periodo". Il problema, dunque, è il sistema paese nel suo complesso.

La classifica

Con una quota di produzione manifatturiera che scende dal 4,5 al 3,3% dal 2007 al 2011 l'Italia passa dalla quinta all’ottava posizione, superata da India, Brasile e Corea del Sud. In testa è ben salda la Cina. Perdono quota di produzione gli Usa (-3,9 punti), Francia e Regno Unito (entrambi -0,9) Spagna (-0,7) e Canada (-0,4). Crecono di più Cina (7,7 punti), India, Indonesia Nel complesso l’Ue 15 fa registrare un forte arretrammento, passando dal 27,1% al 21%.

Anche la moda perde quota

A soffrire per la crisi è anche uno dei settori trainaneti dell'Italia, la moda. "La specializzazione merceologica del made in Italy cambia", rileva il rapporto del Centro studi Confindustria. Quello che è sempre stato il simbolo del made in Italy, i "beni legati alla moda", dal 1991 al 2011 perde quota dal 21,5% al 13,9% dell’export. Salgono, invece, "i prodotti con maggiore intensità tecnologica ed economie di scala sono saliti dal 60,8 al 66,9%".

Il 66% delle imprese non cresce

Le imprese italiane denunciano un "alto grado di inerzia": tra il 2000 ed il 2010 la quota di aziende che non ha accresciuto la propria dimensione è stato pari al 66% del complesso delle imprese.

Soltanto il 16% infatti è riuscito a ingrandirsi mentre la crisi ha costretto ad un’ridimensionamento il 18% delle imprese.

 

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