Economia

Lavoro, in un anno svaniti 456mila posti

Crescono pure gli inattivi. Orlando: "Per le pmi cassa-Covid fino a ottobre"

Lavoro, in un anno svaniti 456mila posti

Un calo dell'occupazione «senza precedenti». È quella che l'Istat ha certificato nel 2020 con le sue statistiche sul mercato del lavoro. L'anno scorso sono stati persi nella media dei 12 mesi 456mila posti. Nella maggior parte dei casi si tratta di contratti a termine il cui rinnovo è reso più difficile dal decreto Dignità.

Il tasso di occupazione è sceso al 58,1%, scendendo di un punto percentuale dal massimo storico toccato nel 2019. È in calo anche il tasso di disoccupazione al 9,2% (-0,8 punti in un anno) con la nefasta conseguenza dell'incremento degli inattivi, cioè di coloro che non hanno un lavoro e non lo cercano, aumentati di 567mila unità (+4,3% in un anno). Il tasso di inattività è pertanto salito al 35,9% (+1,6 punti). Tra le cause della mancata ricerca di lavoro prevale la risposta «altri motivi» (+35,6%), che nella maggior parte dei casi sono legati alla pandemia.

Il calo dell'occupazione ha coinvolto soprattutto i dipendenti a termine (-391mila, -12,8%) e, in minor misura, gli indipendenti (-154mila, -2,9%); il lavoro dipendente a tempo indeterminato ha evidenziato invece una crescita (+89mila, +0,6%). È pertanto necessario riflettere non solo sulle misure per arginare un ulteriore incremento della forza lavoro inutilizzata, ma anche sulle politiche attive che facilitino il reinserimento dei disoccupati e, soprattutto, delle formule contrattuali. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ieri ha confermato che la cassa integrazione Covid sarà estesa fino a giugno per tutti e fino a ottobre per le piccole e medie imprese che attualmente non hanno la tutela della cig ordinaria. Il ministro ha spiegato che «la cig per i lavoratori che non hanno la cig ordinaria finirà quando gli ammortizzatori sociali saranno estesi a tutti: un lavoro che il ministero porta avanti con le parti sociali e pensa di concludere entro ottobre: nessuno verrà lasciato solo ma accompagnato nella perdita di un lavoro ad uno nuovo».

Il decreto Sostegni partirà dalla dotazione già prevista dal governo Conte-bis per il l'ammortizzatore sociale straordinario (5 miliardi cui si aggiunge un analogo ammontare per il capitolo più generalizzato del welfare e della famiglia). Per i passi successivi si attenderà la stesura del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Le circa 500 pagine di schede tecniche inviate dal ministero dell'Economia al Parlamento confermano a grandi linee le impostazioni del precedente esecutivo. Al capitolo «inclusione e coesione sociale» sono destinati nel complesso 27,62 miliardi di euro ma si tratta di una voce onnicomprensiva e che copre le annualità fino al 2026. È lecito, pertanto, ipotizzare che poco più della metà sia destinata in senso stretto alla riforma degli ammortizzatori e il resto alle politiche attive. In cui dovrebbe essere in qualche misura ricompreso anche il reddito di cittadinanza.

Ieri Orlando ha detto che «vanno rivisti gli elementi che hanno creato distorsioni».

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