Rodolfo Parietti
I mattoncini restano l'inossidabile core business, la fonte principale di ricavi, ma Lego vuole di più: così, il museo delle cere di Madame Tussauds, la ruota panoramica londinese London Eye e l'italianissima Gardaland passano sotto l'ala del gruppo danese. Prezzo complessivo, 5,9 miliardi di sterline (circa 7 miliardi di euro), debiti compresi.
Uno sforzo finanziario non indifferente, sostenuto attraverso un consorzio di cui fanno parte il private equity statunitense Blackstone e il fondo pensionistico canadese Cppib. L'unione fa la forza, e consentirà di acquisire la società di attrazioni turistiche Merlin Entertainments (che possiede anche i parchi a tema Alton Towers e Chessington World of Adventure in Gran Bretagna, e Heide Park in Germania), di cui Lego già possiede quasi il 30% per mezzo del fondo d'investimento Kirkbi. L'operazione prevede un'offerta in contanti di 4,55 sterline per ogni azione del gruppo turistico, un prezzo d'offerta superiore alle 3,95 sterline della chiusura di giovedì scorso. Il presidente di Merlin, John Sunderland, ha suggerito ai soci di accettare la proposta. Il passaggio di proprietà non modificherà gli assetti attuali dell'azienda: non ci saranno licenziamenti, nè sono previste chiusure nelle decine di attrazioni e parchi divertimento che controlla.
Il gruppo britannico ha realizzato vendite per 1,65 miliardi di euro nel 2018, quando ha accolto un totale di 67 milioni di visitatori nei suoi siti sparsi per il mondo. Ed è su queste cifre che il gruppo di Billund conta per continuare a crescere dopo aver messo in cascina lo scorso anno profitti per 1,1 miliardi. Margine tutt'altro che disprezzabile, ma che non consente di abbassare la guardia. Lego ha infatti vissuto un paio di anni fa un periodo turbolento, contrassegnato da un calo dei ricavi, il primo dopo una decina di anni, con due avvicendamenti al vertice nel giro di otto mesi e il taglio dell'8% degli organici. Sull'onda del crescente successo avuto nel 2016 soprattutto in Asia, il gruppo aveva lanciato, sempre quell'anno, ben 335 nuovi prodotti, confidando non solo in un'ulteriore espansione in Cina, ma anche nella tenuta dei mercati più consolidati come quello Usa ed europeo. I risultati avevano poi deluso le aspettative, al punto che le scelte strategiche di Lego avevano mostrato gli stessi difetti - una tendenza al gigantismo - responsabili della crisi nei primi anni '90 e costati quasi il fallimento nel 2004.
La lezione è però servita per imprimere all'azienda dei mattoncini una svolta basata su due binari: un'organizzazione più agile e l'innovazione del prodotto. Inoltre, si è spinto sul pedale della diversificazione puntando sui videogiochi, sui film e sull'utilizzo della realtà aumentata, come nel gioco ispirato a temi horror Hidden Side.
Un modo per non dipendere dalla ciclicità del mondo dei giocattoli tradizionali, peraltro sempre più soggetto alla forte concorrenza del mondo ludico digitale. L'acquisizione di Merlin pare rispondere alla stessa logica: affrancarsi dalla dipendenza dai little bricks e avere in portafoglio un ventaglio di asset tale da poter contare su più fonti di ricavi.
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