Immaginatevi la scena. La seconda guerra mondiale è finita. Con la sua scia di morti e sofferenze. Ed ad una signora americana viene chiesto: «È d’accordo a pagare un po' di tasse per salvare l'Europa? Sì, sì certo anche lei non vive nell'oro. E per di più ha perso qualche parente in guerra. Ma dobbiamo salvare i tedeschi che si sono inventati i campi di concentramento e i loro alleati italiani. L’abbiamo chiamato piano Marshall? Che ne pensa?». Difficile da digerire. Eppure quella scelta ha reso l'America leader economico mondiale nell'ultimo mezzo secolo. Oggi la Germania si trova in una situazione simile, ma a parti invertite. Non ci sono le macerie della guerra.
Non ci sono i morti. Ci sono le furbate spendaccione di una parte del fianco sud dell'Europa. Le elezioni che si sono tenute ieri in Grecia daranno con tutto probabilità vita a un governo pro-euro, che però cercherà un compromesso onorevole sui sacrifici da fare. Per l'ennesima volta verrà messa a dura prova la capacità di leadership della Germania. Con la nascita dell'euro i paesi mediterranei hanno perso la possibilità di vendere le proprie merci a prezzi svalutati. In compenso hanno avuto la possibilità di pagare tassi di interesse ridotti, sia per il servizio dei loro debiti pubblici, sia per il finanziamento delle imprese. Così come hanno utilizzato le svalutazioni come una droga, così hanno pensato che tassi di interesse bassi ed europei fossero garantiti per sempre. Non è così.
E non aver previsto un valvola di sfogo nella costruzione europea rappresenta un errore clamoroso. Ma oggi siamo in mezzo alla tempesta e dobbiamo decidere cosa fare. I mercati, c'è da scommettere, continueranno a picchiare duro. Hanno afferrato la presa e ogni scusa è buona per dare il colpo finale. Il bilico greco alimenta la forza della speculazione. Che non è una malattia, è anche una scommessa sui vostri stessi risparmi. Dopo 25 inutili riunioni per capire come affrontare il caso greco, ci aspetta un stillicidio di alti e bassi sul mercato: il che vuol dire fiammate anche sui nostri titoli del debito pubblico.
L'azionista di maggioranza dell'Europa deve decidere una volta per tutte se vuole giocare un ruolo da leader nel Vecchio continente. Avrà un prezzo.
Non c'è dubbio. E si chiama: Bce prestatore di ultima istanza. E debiti pubblici, almeno per una loro parte, socializzati. È giusto? No. Come non lo era per gli americani ricostruire l'Europa dopo la seconda guerra mondiale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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