L'Europa vuole cacciare Varoufakis

Le accuse dei ministri finanziari: «È un giocatore d'azzardo irresponsabile». Draghi: a rischio gli aiuti alle banche greche

L'Europa vuole cacciare Varoufakis

«Giocatore d'azzardo. Perditempo. Dilettante». Di più: «Irresponsabile». Quando i toni felpati della diplomazia si fanno da parte per lasciare spazio all'insulto da rissa condominiale, allora vuol dire che la misura è colma. E i ministri finanziari hanno davvero perso la pazienza col collega greco, Yannis Vaoufakis, durante l'Eurogruppo di ieri. Concluso, tanto per cambiare, con l'ennesima fumata nera che rinvia al prossimo vertice dell'11 maggio le residue speranze di trovare un accordo con Atene, la sola via per scongiurare il default ellenico ed evitare di trascinare l'eurozona in acque inesplorate.

Non c'erano grosse aspettative sul summit di Riga. Ma, di sicuro, nessuno si aspettava uno showdown simile, con Varou processato per un quarto d'ora. Quindici minuti di fuoco durante i quali sul ministro greco è stata riversata, tutta d'un fiato, la frustrazione accumulata in oltre due mesi di negoziati infruttuosi. Fino al punto da comunicare poi direttamente al premier, Alexis Tsipras, l'esito della riunione. Con maggio ormai alle porte, con le scadenze che incombono (quattro miliardi da rimborsare, di cui uno al Fondo monetario), debitore e creditori si ritrovano, grosso modo, piantati alla casella d'inizio. Un folle gioco dell'oca la cui pericolosità è avvertita da Mario Draghi: «Il tempo sta finendo, la rapidità è essenziale», ha ammonito il presidente della Bce. Atene sta mettendo a dura prova l'aplomb dell'ex governatore di Bankitalia, essendo un potenziale cuneo destabilizzante nel momento in cui le misure di quantitative easing stanno dispiegando i primi effetti sull'economia. È uno stallo che non piace a chi, finora, ha tenuto in piedi a suon di miliardi (110, per la precisione) il moribondo sistema bancario ellenico, ma comincia a considerare di staccare la bombola dell'ossigeno finanziario: «L'aumento dei rendimenti dei titoli greci, che sono saliti ai massimi dal 2012 - ha ricordato Draghi - , aumenta la volatilità e “distrugge“ i collaterali».

Ormai è chiaro che il problema è Varoufakis, l'uomo che «ogni volta - sintetizza il ministro austriaco delle Finanze, Johanne Schelling - viene fuori con una lista (di riforme, ndr): poi non succede più nulla nei giorni successivi». Lui, ieri, non ha speso una sola parola per commentare i ceffoni verbali presi dai colleghi: si è limitato a ribadire l'opposizione al taglio delle pensioni, alla confisca delle case per mancato pagamento delle rate del mutuo e a obiettivi eccessivamente alti di avanzo primario. Sono le divisioni che marcano le profonde divergenze tra le parti, le stesse che hanno impedito finora il raggiungimento di una soluzione di compromesso. Ma l'aver messo spalle al muro Varoufakis indica chiaramente che è in atto un netto cambio di strategia, anche per evitare un crollo da parte dei mercati, sorretti ieri dall'aumento della fiducia delle imprese tedesche (+0,98% Milano) e poco sensibili all'impasse estone. Così, c'è chi ipotizza che l'Eurogruppo metta come condizione essenziale per il raggiungimento di un'intesa un cambio radicale nelle modalità di negoziato. Già a partire dal prossimo week end. Con l'eliminazione della formula con cui si era deciso di separare il Brussel Group (l'ex Troika) dai tecnici confinati ad Atene. Un modello che, adattandosi perfettamente alla tattica dilatoria di Atene, non ha funzionato. Non essendo rimasto più tempo, non sorprenderebbe se ora a Tsipars venisse chiesta anche la testa di Varoufakis.

È l'ammontare, in miliardi di euro, della tranche di aiuti destinati alla Grecia in cambio delle riforme

Chiusura in rialzo ieri per lo spread Btp-Bund, che giovedì si era attestato a 124 punti

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