L'Italia supera l'esame di Bruxelles

L'Italia supera l'esame di Bruxelles

Il versamento della prima tranche di aiuti a Cipro (due miliardi di euro) è stata approvata senza intoppi, ma la riunione di ieri a Bruxelles dell'Eurogruppo è partita col piede sbagliato. Non per colpa dell'Italia, visto che il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, impegnato a illustrare come intende garantire la copertura degli sgravi fiscali annunciati senza sforare il 3% del deficit-Pil, sembra aver convinto tutti. Il nuovo governo «conferma gli impegni» del precedente e «tutte le misure che si appresta a prendere non alterano i saldi del 2013», spiega il ministro. «Un'agenda ambiziosa» per il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, che comunque si dice «rassicurato» dalla volontà italiana di proseguire il cammino sui conti già segnato dal governo Monti. E ricorda che dal quel cammino non si devia: «Invitiamo il nuovo governo a mantenere il ritmo di consolidamento di bilancio», spiega l'olandese.
Le polveri si sono invece subito accese sullo snodo della creazione di un sistema unico per risolvere le crisi bancarie. Messo il primo tassello con l'ok al meccanismo unico di vigilanza, sul secondo non sembra sbloccarsi l'intoppo legato, soprattutto, al ruolino di marcia da seguire. Il ministro tedesco delle Finanze, il vulcanico Wolfgang Schaeuble, vuole procedere con i piedi di piombo: dunque, ha ragionato ad alta voce sulle colonne del Financial Times, c'è bisogno di una «soluzione transitoria», di un approccio «in due tempi» basato, nella prima fase, sui sistemi già esistenti nei singoli Paesi europei perché i trattati Ue andrebbero prima riformati per poter integrare le nuove norme. Meglio quindi, suggerisce Schaeuble, utilizzare quanto già c'è: come la rete delle autorità nazionali e i fondi che alcuni Paesi, compresa la Germania, hanno creato per risanare le banche.
Questo impianto iper-prudente, il cui fine è tenere la Germania al riparo da salvataggi di banche non tedesche almeno fino a dopo le elezioni di settembre, non piace però a Joerg Asmussen, membro (tedesco) del direttorio della Bce, secondo il quale l'obiettivo di proteggere Eurolandia dalla crisi del credito «viene garantito al meglio attraverso un regime di sviluppo unitario, un fondo di sviluppo unitario finanziato attraverso prelievi delle banche e un'autorità unitaria di sviluppo». Ma non è solo l'Eurotower a entrare in rotta di collisione con Schaeuble. Non meno critico è Dijsselbloem, convinto che si possa procedere già ora a predisporre gli ulteriori “mattoni“ dell'unione bancaria, e che la modifica dei trattati «può essere affrontata più tardi».

D'accordo francesi e lussemburghesi: «Possiamo fare molta strada anche senza modificare il trattato». Da settimane si dibatte sulle opzioni per trovare gli strumenti di bail-in più appropriati. In particolare, occorre definire le esclusioni dall'assorbimento delle perdite e la preferenza per i depositi garantiti.

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