Anche in economia esiste la legge del contrappasso, applicabile nella fattispecie alla Germania. Dopo aver imposto la medicina amarissima dell'austerity a quasi tutti i Paesi del «Club Med», aggravandone la crisi economica, adesso la locomotiva d'Europa rischia una sosta forzata alla stazione della stagnazione. O, peggio ancora, di finire sul binario morto della recessione. Sia il ministero delle Finanze tedesco, sia la Bundesbank, hanno ieri prudentemente messo le mani avanti: nell'ultimo trimestre il Pil potrebbe bloccarsi sulla casella della crescita zero. Se il dicastero guidato da Wolfgang Schaeuble non esita a parlare di «significativo rallentamento della congiuntura economica», la Buba di Jens Weidmann si spinge invece oltre, non escludendo «un lieve calo del Pil nella parte finale dell'anno».
La frenata c'è tutta. E certo non poteva andare diversamente, in un Paese la cui salute economica dipende dalla vitamina delle esportazioni. A partire dal 2007, è stata impressa una decisa accelerazione al processo di mutazione genetica del made in Germany, marchio sempre più globale con un occhio di particolare riguardo ai mercati emergenti. La quota di export verso l'Unione europea è così scivolata in cinque anni dal 65% circa al 59% (al 40% nella sola Eurozona).
L'alleggerimento verso il Vecchio continente c'è stato, ma non è ancora sufficiente per mettere i tedeschi al riparo dal calo della domanda estera provocato dalla crisi. Sull'economia peserà soprattutto la «debolezza congiunturale di alcuni Paesi dell'Eurozona», confermano gli esperti di Schaeuble. L'analisi della Bundesbank è invece a più ampio spettro, e tiene in debito conto l'effetto globalizzazione: «Il boom di richieste dei prodotti tedeschi da parte dei Paesi al di fuori dell'Unione europea si è sensibilmente attenuato a causa del raffreddamento della congiuntura globale», scrive la Banca centrale nel suo bollettino.
Anche se - come ovvio - non esiste una stima sull'andamento del periodo ottobre-dicembre, è probabile che Berlino dovrà rivedere al ribasso le previsioni che collocano allo 0,8% l'espansione del Pil nel 2012 (+1% nel 2013), così come quelle sulle entrate fiscali (previsto un gettito di oltre 600 miliardi di euro). Per Angela Merkel potrebbe essere un problema. Soprattutto in vista dei cruciali appuntamenti elettorali del prossimo anno. Il primo dei quali è già in calendario a gennaio, in Bassa Sassonia. Test duro, visto che voteranno otto milioni di abitanti. Il pericolo stagnazione potrebbe tra l'altro rinfocolare le accuse rivolte a Frau Angela dallo sfidante socialdemocratico, Peer Steinbrueck, di «fare mobbing sulla Grecia» e di usare la crisi dell'euro a fini propri.
La proposta
Merkel di un supercommissario con diritto di veto sui bilanci nazionali, sembra indicare una sola cosa: anche a costo di deragliare, la locomotiva tedesca non vuol far salire sul treno chi non paga il biglietto del rigore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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