Eni chiude il primo trimestre sfiorando un miliardo di utili e chiarisce che dalla crisi Alitalia non ha, al momento, ripercussioni. Tra il Cane a sei zampe e l'ex compagnia di bandiera non ci sono infatti crediti scaduti, né derivati in essere sul prezzo del petrolio. Nei giorni caldi dell'amministrazione straordinaria di Alitalia, la posizione di Eni (+0,5% in Borsa) appare limpida, forse per questo la società non è stata ancora convocata dai tre commissari per rivedere i contratti di fornitura del greggio. Almeno per il momento. Eppure, martedì, il sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, auspicando un coinvolgimento di Eni nel salvataggio di Alitalia, aveva attribuito al Cane a sei zampe 500 milioni di arretrati da riscuotere: «Non è così ha chiarito l'Eni al Giornale al momento non vi è nessun credito scaduto con Alitalia». Né sono imputabili a Eni quei contratti emersi negli ultimi giorni, e stipulati dalle banche azioniste, basati su un prezzo del petrolio a 68 dollari. Contratti che avrebbero pesato sui conti Alitalia già in dissesto: le perdite cumulate sono prossime a 2,3 miliardi.
Insomma, Eni con Alitalia ha un contratto di fornitura classico che è legato al prezzo del greggio. «Ma - spiega - non sono previsti cambiamenti di condizioni al di sopra o al di sotto di una certa soglia». Resta da vedere che ne sarà della fornitura ad Alitalia, ma finché gli aerei voleranno, non dovrebbero esserci grossi cambiamenti.
Una buona notizia per Eni che ieri ha licenziato i conti del primo trimestre 2017 confermando la ripresa emersa sul finire dello scorso anno. Numeri grazie ai quali, i soci, piccoli e grandi, possono stare tranquilli: «Il dividendo è assicurato anche se il petrolio dovesse tornare a scendere ben al di sotto del prezzo attuale», ha detto l'ad Claudio Descalzi (nella foto). Eni ha registrato, nei tre mesi, un utile netto a 965 milioni (contro una perdita di 383 milioni) e un utile adjusted di 744 milioni (da 2 milioni). «Il miglioramento dei risultati è stato netto», ha dichiarato Descalzi, riconfermato alla guida della società dopo gli avvicendamenti in capo alle aziende di Stato. «L'utile adjusted - ha sottolineato - era di circa 460 milioni (+60%) nel quarto trimestre dello scorso anno, quando i prezzi erano già risaliti a valori vicini agli attuali. Inoltre, il contributo di cassa a 2,6 miliardi è il più elevato degli ultimi 7 trimestri». La strategia del gruppo sta quindi dando i suoi frutti anche se, ha ammesso l'ad, «la ripresa del greggio - a seguito del taglio Opec alla produzione dello scorso autunno, messo recentemente in crisi dal boom delle estrazioni negli Usa - è stata determinante per risollevare i risultati»: l'utile operativo adjusted è triplicato a 1,83 miliardi.
Guardando alle altre divisioni, quella gas & power è cresciuta del 19%, la chimica del 10,8% e la raffinazione è rimasta in linea. Bene, infine, la produzione a 1,795 milioni di boe/giorno (+2,3%), grazie ai progetti in Egitto, Kazakhstan, Norvegia e Angola.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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