Economia

Il "malus" sull'assegno: occhio alla pensione

L’obiettivo è evitare il ritorno alla legge Fornero. Una soluzione allo studio del governo potrebbe essere l’uscita dal mondo del lavoro a 63 anni con penalizzazioni sul vitalizio

Il "malus" sull'assegno: occhio alla pensione

È corsa contro il tempo per evitare di ricorrere nuovamente alla legge Fornero. Il dopo Quota 100 sta creando una serie di grattacapi al governo Draghi, ancora alle prese con la riforma del sistema pensionistico, un tema che fa tremare i polsi alla politica e ai funzionari dei ministeri dell’Economia e del Lavoro. Una via d’uscita per evitare il famigerato scalone Fornero potrebbe esserci: sembra farsi strada, infatti, l’ipotesi di andare in pensione a 63 anni con determinate penalizzazioni sull’assegno. Restano ancora ferme al palo altre due soluzioni: quella del presidente dell’Inps Pasquale Tridico e quella dell'ex ministro Cesare Damiano. La prima prevede l’assegno anticipato solo per la quota contributiva, mentre la seconda punta sulla pensione intera con penalizzazioni per la quota retributiva.

Con il modello Tridico, come riporta il quotidiano La Nazione, ad essere maggiormente penalizzati sarebbero quelle persone che vanno in pensione in anticipo, le quali subirebbero un taglio importante al vitalizio. L’obiettivo dell’esecutivo, comunque, è di approvare una riforma strutturale. Nessun intervento tappabuchi, ma solo provvedimenti di lunga durata. Strumenti come l’Ape sociale e Opzione donna dovranno essere solo appendici alla riforma, l’idea è quella di evitare che, a partire dal prossimo anno, si passi in un sol colpo dai 62 ai 67 anni per andare in pensione. Lo scalone è molto temuto sia dal governo sia dai lavoratori.

È stata accantonata anche l’ipotesi dei 41 anni di contributi a prescindere dall'età. Questa soluzione graverebbe in maniera insostenibile sulle casse dello Stato. Ecco perché il ricorso alla cosiddetta Ape contributiva conquista sempre più punti. Con venti anni di contribuzione, 63 anni di età e un assegno già superiore alla rendita sociale si potrebbe lasciare il lavoro e ricevere, per il momento, solo la pensione calcolata con il sistema contributivo. L’altra parte, quella quantificata con il metodo retributivo, sarebbe percepita a partire dai 67 anni di età.

Non sono pochi i lavoratori che in tre anni usufruirebbero di questo sistema: si stimano circa 200mila persone interessate. L’unico handicap, è dato dal fatto che l’anticipo pensionistico, molto basso, potrebbe scoraggiare i futuri pensionati ad uscire in anticipo dal mondo del lavoro. L’ex ministro Damiano, invece, propone la pensione a 63 anni e alcune penalizzazioni, solo per la parte retributiva, progressive negli anni.

In questo caso, l’assegno viene preso immediatamente per intero, senza aspettare quattro anni e i disagi per i lavoratori sarebbero minori rispetto alla soluzione Tridico.

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