Marchionne: «Ma prima l'ok di Veba». No a incentivi e basta austerity

nostro inviato a Ginevra

Altra giornata nella «sua» Svizzera per Sergio Marchionne, impegnato ieri, a Ginevra, a presiedere la riunione Acea, presenti i vertici dei gruppi autobilistici europei e, poi, ancora al Salone dell'auto. L'ad di Fiat-Chrysler si è nuovamente soffermato sulla corsa a ostacoli per la conquista del 100% di Chrysler. E tornando ai negoziati con Veba sul 41,5% del gruppo americano, Marchionne ha precisato che «se Fiat raggiungerà un accordo con il fondo previdenziale per acquisire le quote in mano loro, tecnicamente la fusione Fiat-Chrysler è possibile entro l'anno». «Non credo, comunque - ha aggiunto - che Veba accetterebbe azioni» al posto di cash per le quote che detiene in Chrysler», sulla falsariga, in pratica, di quello che è stato fatto nell'operazione tra Fiat Industrial e Cnh.
Lingotto e Veba, che non intende restare azionista di Chrysler, devono in pratica trovare il modo di soddisfare con intelligenza le rispettive esigenze. Il fondo americano, in particolare, ha come unico scopo quello di monetizzare il più possibile la sua partecipazione, per poter far fronte al pagamanto delle fatture sanitarie dei propri associati, cioè gli ex dipendenti di Chrysler. Inutile dire che il caso Veba terrà sulle spine Marchionne e il mercato ancora a lungo. Ieri il titolo Fiat, dopo il balzo del 5,88% di martedì, seguito alla notizia che Torino non ricorrerà ad aumenti di capitale per raggiungere il 100% di Chrysler, ha ripiegato dello 0,72%: chiare le prese di beneficio. In attesa di dipanare la matassa, Marchionne si è messo a fare due conti sul 2013. Risultato: il mercato americano dell'auto dovrebbe chiudere con 15 milioni di unità; il gruppo Fiat-Chrysler punta a vendere oltre 800mila Jeep. E grazie al nuvo Cherokee, che sarà esposto a fine mese all'Auto Show di New York, «entreremo - ha spiegato l'ad - nel segmento più grande in questo momento negli Stati Uniti». Marchionne vede, comunque, un primo trimestre difficile anche negli States.
L'ad di Fiat, infine, non fa previsioni sull'uscita dalla crisi del mercato europeo dell'auto, ma la strada «non è quella degli incentivi». «In Italia - il suo punto di vista - abbiamo pagato per anni il prezzo di aver accelerato le vendite». E sul tema di possibili sostegni all'industria del settore, c'è stato un rapido botta e risposta a distanza tra Marchionne e e il solito Martin Winterkorn, numero uno di Volkswagen, il quale si sarebbe detto favorevole a una spinta economica da parte dell'Ue in fatto di energie alternative.- Lapidario Marchionne: «Scioccante, si sono sempre opposti a un intervento di Bruxelles.

Penso proprio che Winterkorn abbia fatto un brutto sogno».
Marchionne, al contrario, è convinto che per uscire dalla crisi, l'Europa deve abbandonare la «fissazione dell'austerity, facendo così ripartire la macchina».

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