Mare nostrum e rispetto delle regole

Baroudi: "È l'unica ricetta per la stabilità nell'area del Mediterraneo"

L'unico modo di garantire una situazione di stabilità non solo politica, ma soprattutto economica, nella zona del Mediterraneo, è che i (molti) paesi in gioco si impegnino ad accettare regole comuni. È questo il succo del meeting euro-arabo, che ha avuto luogo in questa settimana ad Atene. Diversi i partecipanti di alto profilo, tra cui il primo ministro greco Mitsotakis, l'ex primo ministro francese Fillon e l'ex primo ministro italiano Massimo D'Alema.

Mediterraneo vuol dire una serie di sfide globali, che vanno da quella dell'immigrazione, a quelle energetiche. Tutti argomenti essenziali perché il "piccolo" Mediterraneo non finisca semplicemente a giocare in modo eterodiretto in una scacchiera globale sempre più articolata.

Per Roudi Baroudi, per esempio, ad della società di consulenza indipendente Emergy and Environment Holding di Doha, l'unico approccio logico sarebbe garantire che tutte le parti interessate si sottoponessero alle stesse regole: «Questa economia blu potrebbe essere un punto di svolta per i paesi di tutto il Mediterraneo e anche oltre». Baroudi, veterano di 40 anni del settore energetico, advisor pubblico e privato in diversi continenti, ha detto che «il modo migliore, più economico e più semplice» per garantire uno sviluppo tempestivo e sostenibile a tutti i giocatori è onorare i loro obblighi previsti dal diritto internazionale. Concetto semplice, anche perché Baroudi ha sottolineato che la Unione Europea, ad esempio, ha interesse a promuovere la piena demarcazione marittima, per aprire nuove opportunità facendo sì che il dialogo continui, e rafforzare così i legami commerciali.

«I

popoli del Mediterraneo meritano le scuole, gli ospedali, le strade e le altre infrastrutture moderne che rinvigorirebbero le loro economie, eliminerebbero la povertà e ridurrebbero le disuguaglianze» ha concluso Baroudi.

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