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Le matricole Egm rimpiazzano le blue chip

Nel 2022 le quotate sono cresciute a quota 412 grazie a Euronext Growth

Le matricole Egm rimpiazzano le blue chip

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Le matricole su Euronext Growth Milano (Egm), il listino dedicato alle Pmi, hanno compensato gli addii dal paniere principale di Piazza Affari nel 2022. È quanto si legge sul bollettino della Consob, da cui emerge che nello scorso anno la capitalizzazione di Borsa è apparsa «in forte calo» dal 33 al 25% del Pil italiano, con investimenti azionari «in brusca frenata» a vantaggio di quelli in obbligazioni. Ha continuato a restringersi, con 9 uscite il Mercato telematico azionario (Mta), il principale di Piazza Affari, tuttavia il numero complessivo delle imprese quotate o negoziate in Borsa a Milano è salito da 407 a 412, con un saldo positivo di 5 società, dovuto esclusivamente alla crescita di 16 unità delle piccole e medie imprese ammesse su Egm (Euronext Growth Milan).

In netto miglioramento, secondo i dati pubblicati sul Bollettino della Consob, la redditività delle imprese italiane quotate in Borsa. Pur con indicatori che «descrivono una situazione economica incerta, che risente della guerra in Ucraina, dell'impennata dell'inflazione trainata, tra l'altro, dai rincari nel settore energetico e che è condizionata anche dai rialzi dei tassi d'interesse, decisi dalla Banca centrale europea», gli utili realizzati nel 2022 dalle imprese non finanziarie hanno registrato un incremento del 123% a 28,2 miliardi di euro per le quotate su Mta e del 52% a 591 milioni per l'Egm. In miglioramento rispetto al 2021 anche gli utili delle banche, in crescita del 55% a 15,3 miliardi, mentre si è registrato un calo del 3% a 6,1 miliardi per le assicurazioni e del 20% a 0,8 miliardi per le altre società finanziarie.

La flessione dei prezzi dei titoli azionari, invece, ha depresso la capitalizzazione complessiva delle società quotate, che al 31 dicembre scorso era scesa del 18,6% su base annua, riducendosi dal 33 al 25% del Pil italiano. In calo il portafoglio dei titoli nei portafogli delle famiglie e delle imprese presso gli intermediari italiani (-8,8%), mentre è cresciuto il peso degli investimenti azionari e in obbligazioni emesse da imprese finanziarie.

Diminuita invece l'incidenza degli investimenti in fondi comuni, così come sono calati i volumi di attività relativi ai servizi di investimento, in particolare, la raccolta di strumenti finanziari (-15,4% a 363,4 miliardi) e di prodotti assicurativi a prevalente contenuto finanziario (-47,1% a 28,1 miliardi) da parte degli intermediari italiani.

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