Mediaset vince ancora contro Vivendi

Respinto l'ultimo ricorso in Italia: sono 6 a 0. I giudici: "Francesi in palese conflitto d'interessi"

Mediaset vince ancora contro Vivendi

Punteggio tennistico: Mediaset-Vivendi 6-0. La holding di Cologno ha segnato un altro punto importante contro il riottoso socio Vivendi. Il Tribunale di Milano, infatti, ha rigettato i reclami presentati da Vivendi e Simon Fiduciaria (dove è parcheggiato il 19,9% del complessivo 29% detenuto) e ha scritto la parola «fine» sulla battaglia legale condotta in Italia dai francesi contro il progetto MediaforEurope. I giudici hanno sancito, da un lato, la libertà di stabilimento di un'impresa nei Paesi dell'Ue (MfE avrà sede in Olanda) e, dall'altro lato, hanno evidenziato che, essendo le due società concorrenti, Vivendi ha un palese conflitto di interessi.

Insomma Vivendi (e Simon Fiduciaria) hanno «un interesse concorrenziale dato che i mercati sono limitrofi ed in parte sovrapposti e si pongono in situazione di potenziale conflitto con la società guidata da Pier Silvio Berlusconi sul piano dell'espansione nei mercati europei dei media». Insomma, Vivendi avrebbe tutto l'interesse a limitare l'espansione internazionale di Mediaset che ha già acquisito una quota pari al 25% nella tedesca ProsiebenSat in attesa di farla confluire, insieme a quella di Mediaset Espana nella holding MfE. «Valutata la posizione delle due società è facile riconoscere che Vivendi ben può trovare funzionali ai suoi amplissimi interessi, strategie di limitazione e compressione dell'attività di Mediaset». Lo scrivono i giudici in un passaggio del dispositivo con cui è stato respinto il ricorso di Vivendi contro la sentenza che, lo scorso febbraio, aveva stabilito che le assemblee di Mediaset con cui è stata approvata l'operazione MfE erano regolari. Per i giudici, inoltre, l'operazione «presenta una consistente razionalità economica e commerciale e costituisce per il gruppo italiano un importante obiettivo strategico al fine di creare un player leader nel mercato europeo della comunicazione e dei media».

Mediaset (che è stata assistita da un team di legali composto dallo Studio Erede, Giorgio De Nova, Gian Michele Roberti e Andrea Di Porto) ha espresso soddisfazione dato che la sentenza «esaurisce il contenzioso in Italia e rappresenta un passo in avanti cruciale per la creazione di Mfe». I giudici hanno anche evidenziato che la posizione della società francese e quella della fiduciaria che custodisce parte della sua quota Mediaset «non possono che essere valutate separatamente». È corretto, come stabilito dal cda del Biscione, che Simon non voti in assemblea (vista la delibera Agcom) altrimenti Vivendi potrebbe esercitare tutti i diritti di voto. L'esclusione di Simon è «legittima» in quanto la società francese possiede anche il 23,9% di Tim, dove, dopo molte liti con l'altro socio Elliott, si è trovato un equilibrio nella governance grazie all'ad Luigi Gubitosi. La campagna d'Italia è costata parecchio ai francesi che hanno già dovuto svalutare le partecipazioni.

Ai prezzi attuali, rispetto a quelli di carico originali, la perdita è infatti di oltre 2 miliardi per Tim e di circa un miliardo per Mediaset. Ora si attende l'esito del contenzioso Vivendi in Spagna: l'udienza è prevista il primo luglio.

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