Una mini-legge per salvare le banche

Una mini-legge per salvare le banche

RomaPotrebbe essere necessario un «mini disegno di legge», sottoscritto da tutti i partiti che sostengono il governo Monti, per risolvere l’intricata questione delle norme sulle commissioni bancarie. Il mini-ddl godrebbe di una corsia preferenziale in Parlamento, qualora l’emendamento «salvabanche» al decreto semplificazioni fosse dichiarato inammissibile. In ogni caso, l’Abi, che aveva protestato platealmente contro la norma con le dimissioni dei vertici, si avvierebbe a vincere la partita nel merito.
L’emendamento «salva banche» è pronto per essere presentato oggi alle commissioni Affari costituzionali e Attività produttive della Camera. Vi si legge, in sostanza, che le commissioni sugli affidamenti saranno nulle soltanto per le banche che non si adegueranno alle norme sulla trasparanze fissate dal Cicr, il comitato interministeriale per il credito e il risparmio. Ma resta una spada di Damocle appesa a un filo sottile: l’ammissibilità dell’emendamento. La correzione avverrà infatti in un altro provvedimento, il decreto semplificazioni; e secondo i dettami del Quirinale, il Parlamento non deve inserire nei testi di legge argomenti «fuori tema». Risolvere l’intricata questione non appare davvero semplice. Gli uffici della Camera devono sciogliere la riserva prima della ripresa delle votazioni, stamattina. Se sarà un «no», allora arriverà il «mini disegno di legge» da approvare con rapidità.
Nel merito, l’emedamento dei due relatori del decreto semplificazioni, Stefano Saglia (Pdl) e Oriano Giovannelli (Pd), muta la norma che aveva provocato l’ira dei banchieri, palesata dal presidente dell’Abi Giuseppe Mussari. Non più divieto totale di commissioni di ogni tipo sugli affidamenti bancari, ma un divieto limitato a quegli istituti che non si adeguano alle norme di trasparenza con la clientela decise dal Cicr.
Nel testo dell’emendamento (o, in alternativa, del «mini disegno di legge») potrebbe poi essere inserito l’invito alle banche di utilizzare almeno parte della enorme liquidità ottenuta nelle aste Bce, oggi per lo più parcheggiata presso l’istituto di Francoforte, per finanziare le imprese e le famiglie. I depositi overnight del sistema bancario dell’area euro sono saliti alla cifra record di 821 miliardi di euro, e le banche italiane fanno la parte del leone. Tanto che lo stesso presidente del Senato Renato Schifani, a Milano, ha detto che «le banche potrebbero utilizzare parte della liquidità arrivata dalla Bce per aumentare le linee di credito. Sulla questione - ha aggiunto - c’è un ampio dibattito, che spero si possa approfondire anche in Parlamento».
Se sui contenuti del «salva banche» non ci sono problemi, non è invece semplice superare le «forche caudine» dei limiti indicati dal presidente della Repubblica sulle materie estranee ai provvedimenti. Limiti che sono operativi per la prima volta, proprio in occasione dell’esame del decreto semplificazioni a Montecitorio. «Si sta valutando sull’ammissibilità dell’emendamento - spiega Saglia - ; la norma è nata nel decreto liberalizzazioni, e sarebbe più idoneo rivederla in quel provvedimento».
L’Abi attende gli eventi. Mercoledì 14 marzo si riuniscono il Consiglio e il Comitato direttivo dell’associazione e con ogni probabilità le dimissioni di Mussari e dei suoi vice saranno respinte. Una decisione che rappresenterebbe un evidente sostegno alla linea del presidente, che stigmatizza un atteggiamento della politica ostile alle banche, sfociato nella norma incriminata del decreto liberalizzazioni, oltre che da numerose altre (ad esempio, il conto corrente gratuito per i pensionati) varate dal governo. Il capogruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, invita Mussari a ritirare le dimissioni.


In Parlamento serpeggia anche la tentazione di rivedere le norme sul tetto agli stipendi degli alti dirigenti pubblici, approvate qualche giorno fa. Ma la «tagliola Napolitano» potrebbe abbattersi, oltre che sul «salva banche», anche sul «salva manager».

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