Economia

«Per Moncler quotata acquisizioni in vista»

É il protagonista della quotazione dell'anno: Remo Ruffini, presidente e ad di Moncler, la griffe dei piumini che debutterà in Piazza Affari il 16 dicembre, dopo un boom di richieste senza precedenti. Saranno i fondi a vendere parte delle loro quote, perché Ruffini resterà intorno al 32% e continuerà a tenere saldamente le redini del marchio.
Ovunque nel mondo Moncler vuol dire piumino, da sessant'anni: ma ora volete conquistare anche Paesi dove il freddo non arriva mai, come il Brasile.
«Il mondo è molto cambiato: la gente oggi viaggia, fa shopping lontano da casa sua. Non a caso il nostro negozio numero uno è a Parigi - d'altronde, l'azienda è nata in Francia - ma il secondo è a Hong Kong, dove la temperatura non scende mai sotto i 20 gradi, però arrivano consumatori da tutto il mondo. Compresi i cinesi stessi, che trovano più conveniente comprare lì che in Patria».
Le novità comunque ci sono: dagli accessori alla joint venture con Allison per gli occhiali, ed è in programma la maglieria. Vi fermerete qui?
«In realtà, non ci fermiamo mai: un'azienda non può fare tutto, certo, ma credo molto nella costruzione di un portfolio di prodotti, con l'aiuto di specialisti, capaci di integrarsi nella cultura del nostro marchio. Così per la maglieria ci sarà una piattaforma industriale, con un team di ingegneri e designer».
Avete in programma anche delle acquisizioni?
«Potrebbe essere, non di marchi però, ma di produttori. Aziende che ci diano la possibilità di scegliere al meglio, magari proprio un maglificio: di capitale ne resterà certamente».
A questo proposito, quali sono le priorità dopo la quotazione?
«Lo sviluppo del canale retail: nel 2010 avevamo 48 negozi monomarca, oggi sono 122 e la crescita continua. L'obiettivo è una media di 20 negozi l'anno, nell'immediato futuro ci sono Russia, Est Europa e Canada. Poi, vogliamo ridurre il debito, che comunque non è molto: circa 200 milioni, a fronte di ricavi per 489 milioni a fine 2012. Quest'anno stiamo crescendo ancora, siamo arrivati a 389 milioni di ricavi nel periodo gennaio-settembre. E ci sarà spazio anche per un dividendo ai soci in linea con le medie del settore. Da quando l'ho acquisita, nel 2003, ho lavorato per fare di Moncler una società con basi solide. E redditizia: l'Ebitda è passato al 33%, senza licenze né royalty».
Il calo dei consumi è un dato di fatto: come resistete?
«Il mondo è ciclico: il calo dei consumi oggi riguarda l'Italia, ieri gli Stati Uniti, domani potrebbe essere in Cina. E noi vogliamo essere il più internazionali possibile, proprio per ridurre i rischi: nel 2003 esportavamo poco più del 10%, oggi siamo al 74%. Mi piace dire che siamo “globofoni” ma comprendiamo i mille dialetti del mondo».
Novità in vista anche per gli stilisti?
«I capisaldi, come Giambattista Valli e Thom Browne, restano: ma ci sono tante giovani energie del design che collaborano con noi e non intendiamo fermarci. La varietà è fondamentale per noi che vestiamo il ragazzino che va in skateboard e la signora che va alla prima della Scala».


Sarà numero uno anche nel nuovo consiglio: chi l'affiancherà?
«Ci saranno come consiglieri indipendenti, Alessandro Benetton e il fondatore di Technogym, Nerio Alessandri».

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