Lo spread dei Btp sui Bund è risalito a 345, verso il suo livello di equilibrio o, se così più piace definirlo, di squilibrio normale, attorno a 350 punti, mentre le Borse andavano male (Milano la peggiore in Europa con l’indice Ftse Mib giù del 3,30% trascinato verso il basso dalla giornata no dei titoli bancari: maglia nera a Mps e Bpm con, rispettivamente, -10,97% -10,44% Bpm), con un rapporto di interdipendenza tra i due fenomeni. Insomma, siamo ancora in burrasca perché Mario Monti non è un mago. Non è un mago buono (versione Corriere della Sera e Sole 24 Ore), non è un mago cattivo del capitalismo (versione Vendola o Di Pietro e ora Bossi), è neppure un mago finto (versione Repubblica).
È solo un capo con elmetto d’un governo tecnico con compiti anti-mina. Alcune le ha disinnescate con metodi brutali (pareggio tendenziale del bilancio con il peggior aumento di imposte dell’armamentario Visco-Tremonti), altre le ha disinnescate con pianti d’addio a vecchi, fastidiosi amici (la riforma delle pensioni targata Fornero).
Altre le ha disinnescate più che altro per simbolo (liberalizzazioni parziali delle professioni, ma non delle reti). Altre ancora, le più pericolose (articolo 18) le sta disinnescando come può, prendendo tempo. Ma lo spread dei Btp dipende molto meno da lui di quel che si dica. Infatti, esso è determinato dal fatto che il mercato dei titoli pubblici dell’Eurozona è mondiale ed è governato da leggi della domanda e dell’offerta mondiali. Esse, viste mese per mese appaiono molto capricciose e dipendono, per tre quarti almeno, da fattori internazionali, che poi si combinano con fattori nazionali veri o immaginari percepiti da operatori internazionali. Che guardano, ciascuno, a quello che l’altro fa, per sapere come comportarsi, con ragionamenti circolari.
Nel nostro caso, lo spread, che pareva domato, è invece risalito. Poi ancora fluttuerà, ed è bravo chi saprà come andrà domani o dopo. Esso è sceso parecchio rispetto ai primi del dicembre 2011, perché la Bce ha irrorato le banche con prestiti triennali al tasso dell'1% rendendo loro conveniente il cosiddetto carry trade (commercio di riporto di crediti), consistente nel farsi dare il denaro all’1% e nell’investirlo in titoli che possono rendere il 5 o il 4,5 con un po’ di rischio e una durata superiore. Ciò senza fare alcuna fatica, oltre a premere due bottoni del computer, tanto più in quanto i titoli comprati possono esser dati in garanzia, come «collaterale», per il prestito della Bce.
Dopo che essa ha erogato mille miliardi di questi prestiti a basso costo e le banche si sono saziate di carry trade, i loro acquisti di Btp decennali si riducono, mentre ciò non accade per i Bot che scadono ogni 6 mesi oppure ogni anno e vanno rinnovati. E riducendosi la domanda di Btp, lo spread tende a risalire, salvo che non intervengano altre cause. Come il fatto che la Fed continua a tener basso il suo tasso e così pure la Boj, la Banca centrale del Giappone. E quindi c’è carry trade da questi Stati sui nostri titoli pubblici, derivante dal fatto che la discesa del loro spread è apparsa come segno che Monti aveva successo, anche se gran parte del merito era della Bce di Draghi. Ma mentre prima a tener alto lo spread c’era la crisi greca, con la paura del contagio all’Italia, ora che la Grecia è stata aiutata, sta emergendo la crisi del Portogallo, che può contagiare Madrid e metter di nuovo in crisi l’euro, come tale. Quindi c’è chi dice che bisogna vendere i titoli in euro degli Stati che, ove l’euro crollasse, avrebbero una moneta nazionale quotata meno dell’euro, come l’euro lira.
A differenza dell’euro marco che sarebbe quotato di più. Il risiko, però, ora è minore che in dicembre perché si è visto che la crisi greca non ha travolto l’euro.
Comunque, sebbene la legge della domanda e offerta che governa lo spread sia per tre quarti esterna, lo sciopero della Camusso sembra fatto apposta per farlo salire. Monti non è un mago. E la Camusso non ha capito che noi siamo ancora esposti alla burrasca.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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