Economia

Moody's, prima bocciatura al nuovo fisco di Trump

L'agenzia di rating: "Riforma positiva solo per gli utili aziendali, ma debito alle stelle e scarso impatto sul Pil"

Moody's, prima bocciatura al nuovo fisco di Trump

C'è chi, come la Federal Reserve, si è tenuta prudentemente sul vago: «La riforma fiscale aiuterà la crescita economica, ma è ancora incerto il quanto», aveva detto a mezza bocca la scorsa settimana Janet Yellen. Per altri, per i professionisti delle previsioni, la creatura di Donald Trump esercita però un'attrazione irresistibile. Moody's ha infatti già emesso il suo verdetto bipolare: sarà positiva per i profitti aziendali, in particolare di banche, assicurazioni e gestori di patrimoni, ma un danno per il debito federale. Probabile, almeno a giudicare dalla sollecitudine con cui le corporation a stelle e strisce stanno comunicando l'intenzione di allargare i cordoni della borsa, alzando i salari ai dipendenti. L'effetto moral suasion, esercitato dalla stessa Fed che da tempo reclama la stagnazione delle buste paga, centra relativamente: è invece più probabile che la generosità sia legata al taglio permanente dell'aliquota aziendale dal 35 al 21%, un netto risparmio in termini di tasse destinato a impattare positivamente sui bilanci.

E così, dopo l'apripista AT&T, ecco allungarsi la lista di quanti si preparano ad alzare stipendi e benefit. Well Fargo e Fifth Third Bancorp faranno salire i salari orari a 15 dollari; Comcast verserà bonus da mille dollari a oltre 100mila dipendenti; Boeing si è impegnata a investire 300 milioni di dollari tra beneficenza, programmi di sviluppo dei dipendenti e migliorie per un «posto di lavoro del futuro». Insomma, qualcosa si muove. E probabilmente siamo solo all'inizio. Trump è convinto che le aziende rimpatrieranno 4mila miliardi, una montagna di denaro che potrebbe essere utilizzata per creare nuove realtà imprenditoriali e posti di lavoro. È ciò che all'America serve per centrare l'obiettivo della Casa Bianca di una crescita del 3%. Un traguardo che quest'anno non sarà tagliato: nel terzo trimestre il Pil è salito del 3,2% (dato rivisto al ribasso dal precedente 3,3%), ma rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso il rialzo del Pil è del 2,3%.

Moody's, comunque, ritiene che il contributo della riforma fiscale alla crescita del Pil si limiterà a uno o due decimi di punto percentuale, considerato l'impatto «probabilmente modesto» sui consumi privati e sugli investimenti del nuovo regime di tassazione. Che, invece, provocherà un aumento di 1.500 miliardi di dollari al deficit nazionale in un decennio. Ciò «metterà sotto pressione ulteriore i conti pubblici».

A meno che la politica fiscale Usa non cambi rotta, Moody's stima che il debito salga di oltre il 25% nei prossimi 10 anni sopra il 100% del Pil.

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