Economia

Scatta l'allarme sui mutui: cosa si rischia da luglio

Pare poco probabile un'ulteriore sospensione, ma anche tale eventualità non porterebbe ad una soluzione del problema

Scatta l'allarme sui mutui: cosa si rischia da luglio

Se l'interruzione delle moratorie di mutui e finanziamenti dovesse avvenire, come previsto, il prossimo 30 giugno, sarebbero circa 3 milioni, tra imprese e famiglie in tali condizioni, i potenziali cattivi pagatori. Una situazione che impedirebbe ai diretti interessati di poter accedere anche in futuro ad altre forme di prestito. Neppure un ulteriore prolungamento delle scadenze fino a conclusione del 2021, come presumibilmente richiesto nel Documento di economia e finanza approvato giovedì dal CdM, sarebbe sufficiente a risolvere il problema, se si pensa che solo a marzo sono stati conteggiati circa 300 miliardi di euro di prestiti sospesi.

Alla base di questo problema i rigidi regolamenti introdotti dall'Autorità bancaria europea (Eba) per inquadrare i cattivi pagatori: i nuovi parametri rendono infatti più semplice l'ingresso di un debitore all'interno di tale gategoria. "Le norme europee sui crediti deteriorati sono entrate in vigore a gennaio scorso, ma il governo, tra le pieghe normative, è riuscito a estendere la sospensione dei prestiti fino al prossimo giugno, con una norma inserita nella legge di bilancio per il 2021", spiega il sindacato dei lavoratori delle banche Fabi, il primo a lanciare l'allarme."Ulteriori rinvii per l'applicazione delle linee guida Eba, però, non saranno più possibili. Né sono sufficienti, per evitare il rischio di dissesto finanziario di 2,7 milioni di soggetti, alcuni chiarimenti informali pubblicati recentemente dalla stessa Eba".

Non tutte le colpe sarebbero tuttavia imputabili all'Autorità bancaria europea, almeno secondo l'esperto Maurizio Sgroi. Ema, infatti, "ha dato la possibilità di rimandare l'applicazione delle nuove norme, proprio perché in questo momento le banche hanno molti debitori che in tempi normali non hanno mai mancato una rata ma che oggi, a causa delle chiusure, potrebbero essere in difficoltà". Secondo Sgroi, l'Autorità ha concesso flessibilità anche ai crediti per cui era stata richiesta una moratoria: una possibilità che aveva permesso di rimandare il problema. Inevitabile, tuttavia, che col termine delle proroghe i nodi vengano al pettine. Una volta superati i 9 mesi di moratoria "il rischio è che se la banca accorda (o è obbligata per legge a concedere) il prolungamento di una moratoria, il cliente debba essere classificato in default, con gravi conseguenze", ha spiegato in Commissione Finanze della Camera il direttore generale di Abi Giovanni Sabatini. Ecco il perché della richiesta, da parte dell'Associazione bancaria italiana , di "mitigare le rigidità, caratterizzate da pericolosi automatismi". Quando ci si trova dinanzi ad un credito deteriorato, spiega ancora Sgroi a Repubblica, "la banca deve accantonare del denaro per tutelarsi dalla possibile perdita. E questo, oltre a comportare una perdita per la banca, significa meno denaro da prestare a imprese sane e famiglie solventi".

Le stesse banche non hanno alcun interesse ad avviare dispendiosi e lunghissimi contenziosi, premendo invece per ottenere maggiore flessibilità e proroghe, spiega il responsabile economia di Unione nazionale consumatori Stefano Cherti, ma cambiare le norme"è compito dei politici, non dei tecnici, specie in tempi di crisi come questo".

Se si arrivasse ad un'ulteriore sospensione delle rigide norme Eba, dovrebbero essere gli istituti di credito a muoversi per analizzare al meglio la situazione economica dei debitori e scegliere "tra chi considerare in bonis e chi in sofferenza". Ad esempio"per individuare i crediti deteriorati, potrebbero considerare l'intera posizione del cliente, anziché il singolo credito.

Se sono in ritardo con il mutuo, ma ho un fido bancario sotto controllo, non necessariamente dovrò finire in lista nera", spiega in conclusione Sgroi.

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