Morelli riporta i ministri a Capri, ma critica anche il governo

RomaA testa bassa contro le tasse che assomigliano ormai a una «confisca», ma anche contro l'incompetenza dei politici e la corruzione. I giovani imprenditori di Confindustria, dopo l'esilio dell'anno scorso, riportano i ministri al tradizionale convegno di Capri, ma non cambiano il registro che resta quello dell'antipolitica. Anzi, se possibile, i toni dell'intervento del leader Jacopo Morelli, in dodici mesi si sono alzati e fatti più aspri. Anche contro l'esecutivo tecnico.
Lo spunto lo danno ancora una volta le tasse. Il «peso» della pressione fiscale è «cresciuto così tanto da diventare una confisca», ha denunciato Morelli. Quella «ufficiale toccherà nel 2012 il 45% del Pil», ma l'onere sulle imprese «sarà superiore al 68%». La ricetta per uscirne è la stessa delle edizioni passate. «Il governo ha riconosciuto che gli italiani stanno dando una grande prova di responsabilità, accettando misure drastiche e impopolari. Se questo è vero, c'è un dovere morale di ridare, subito, fiducia al Paese, abbassando, in maniera sostanziale, la pressione fiscale su chi lavora e sulle imprese che reinvestono. I cittadini non sono cavie». Accusa diretta all'esecutivo Monti sul fronte delle politiche per la crescita: «l'applicazione ostinata di teorie e ricette da laboratorio, politiche dimostratesi inefficaci». I toni sono perentori («Il tempo della pazienza - ha scandito Morelli - è finito»), ma Elsa Fornero, il primo ministro intervenuto al Quisisana, non ha risposto su questo fronte, limitandosi a difendere la riforma del lavoro. L'articolo 18? È stato modificato «senza nessun pregiudizio ideologico». Al massimo, Fornero, concede l'ammissione che il percorso delle riforme «è cominciato ma di certo non è finito». Sulle pensioni, i giovani imprenditori chiedono, perlomeno, di non tornare indietro. E il riferimento è agli emendamenti sugli esodati con relativa copertura di tassa sui ricchi.
Ancora più che le riforme, a Confindustria giovani preme rimettere la politica nei binari della decenza. «Via i ladri, gli ignoranti e gli incapaci». Nella classe politica «servono persone responsabili, preparate, all'altezza del compito».

Fuori i «larghi strati parassitari che anche adesso, mentre perdiamo duemila occupati al giorno, continuano ad erodere denaro pubblico». Una classe politica «indegna», che non ha mantenuto le promesse nemmeno sulla legge elettorale.

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