Economia

Mps, le Fondazioni fermano la cessione di Biverbanca

La cessione del 60,4% di Biverbanca ha subito una battuta d'arresto. Ieri Mps ha reso noto che le Fondazioni CrBiella e CrVercelli «non hanno approvato il progetto di scissione della quota di Banca d'Italia detenuta da Biverbanca» funzionale alla vendita a CrAsti della quota detenuta dal Monte.
Si tratta di un incidente di percorso che, per ora, ritarda la realizzazione di una dismissione fondamentale per il piano di rilancio dell'istituto senese, messo a punto in tandem da Alessandro Profumo e Fabrizio Viola. In primo luogo, perché per la vendita era stato pattuito un prezzo di 203 milioni. Poi, perché l'uscita di Biverbanca dal perimetro avrebbe comportato una riduzione del personale di circa 600 addetti. Tuttavia il meccanismo di scissione proporzionale della quota in Bankitalia detenuta dalla banca piemontese (poco più del 2%) tra Mps e le Fondazioni (33,4% Biella, 6,2% Vercelli)) non ha convinto queste ultime. «Da questa operazione Biverbanca non deve avere alcun danno», ha commentato Luigi Squillario, presidente dell'ente biellese, rimarcando come l'asset nel bilancio Biver sia in carico a soli 9,3 milioni. Mps, invece, ha rivalutato le sue 7.500 quote fino a 400 milioni di euro. «Se prima o poi si arriva a una soluzione per il capitale della Banca d'italia la partecipazione può valere fino a 200 milioni», ha concluso Squillario, ricordando che i legali lo hanno sconsigliato dall'accettare la transazione giacché le quote di Via Nazionale sono poco liquide e dunque non adatte al patrimonio di una Fondazione, ancorché Palazzo Koch negli ultimi anni sia stato generoso con i propri azionisti. CrAsti, spettatore della vicenda, ha comunque fatto sapere di essere disposta a valutare le «modalità alternative» che Mops con l'aiuto dell'advisor Mediobanca sta già delineando, allo scopo di concludere entro il 31 dicembre.

In ogni caso, la querelle bancaria non ha inciso sulle quotazioni del Monte: ieri ulteriore balzo del 5,84 per cento.

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