L'ad, Fabrizio Viola, è soddisfatto. «Mps è riuscita a superare brillantemente questo difficile momento», ha dichiarato il manager. L'ottimismo per il Monte è una necessità ma, anche se alcuni segnali positivi sono riscontrabili, ci sarà ancora da lavorare parecchio.
In primo luogo, il Monte dei Paschi ha chiuso il primo semestre con una perdita netta di 380 milioni di euro, in calo del 75,5% rispetto al rosso di 1,552 miliardi di un anno fa. Il ritorno al nero ancora non c'è stato, ma questo era preventivabile. Meno prevedibile era l'entità della perdita: il consensus degli analisti si attendeva -249 milioni, Mps ha fatto peggio. Il motivo è presto detto: le svalutazioni su crediti sono state di circa 1,03 miliardi (+22,7% annuo) delle quali 545 milioni nel solo secondo trimestre (430 milioni le stime del mercato).
La redditività è stata compressa anche da un andamento meno favorevole di alcune voci di ricavo. In particolare, il margine di interesse è stato di 1,084 miliardi (-35,2%), appesantito sia dagli oneri passivi dei 4 miliardi di Monti-bond che dalla politica di contrazione delle esposizioni (-4,4% a 138 miliardi i crediti alla clientela). In crescita, invece, le commissioni (+1,4% a 849 milioni) che hanno portato il totale dei ricavi a 2,189 miliardi (-22,1%). Il risultato operativo di conseguenza è calato a -328,8 milioni (+216 milioni l'anno scorso).
La semestrale, come detto, evidenzia gli albori di un'inversione di tendenza. I costi operativi sono scesi del 10,5% a 1,467 miliardi grazie al -11,8% delle spese per il personale a 909 milioni, frutto degli esodi incentivati del personale. L'andamento negativo dei ricavi, tuttavia, ha riportato il cost/income al 67 per cento. Nel corso della conference call l'ad Viola ha inoltre confermato il raggiungimento anticipato dell'obiettivo di piano riguardante la chiusura di 400 filiali (le ultime 40 saranno disattivate entro fine settembre). Analogamente, l'esternalizzazione del back office è arrivata alle battute conclusive: come spiegato dal Cfo, Bernardo Mingrone, il cda ha concesso l'esclusiva ai fiorentini di Bassilichi e al gruppo Accenture. Questa cessione porterà benefici nel 2014 poiché probabilmente verrà siglata all'inizio dell'anno prossimo.
La raccolta diretta, inoltre, è tornata a crescere a 137 miliardi (+3,3%), segno che lo shock conseguente all'esplosione dello scandalo Alexandria e Santorini è stato superato. In ordine anche il Core Tier 1 all'11%, grazie al rafforzamento patrimoniale garantito dai Monti-bond.
E proprio gli strumenti finanziari sottoscritti dal Tesoro rappresentano la partita più difficile per Viola e per il presidente Alessandro Profumo. La Commissione Ue è stata particolarmente severa nei confronti dell'istituto senese. Ma l'ad ha stemperato i toni nonostante sia il governo che Bankitalia siano pronti a fare la voce grossa con Bruxelles.
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