Tutto rinviato a data da destinarsi. Con un nulla di fatto si chiude il cda di Mps che ieri avrebbe dovuto dare il via libera all'atteso piano di rilancio del gruppo e alla definizione delle modalità dell'aumento di capitale da 2,5 miliardi. «Ci sono dei dettagli da mettere a posto» ma «nella sostanza l'operazione è condivisa e concordata», ha spiegato l'ad del Monte, Fabrizio Viola aggiungendo che «si tratta di un processo complesso che coinvolge tanti soggetti istituzionali». Il gruppo senese, si legge in una nota, ha deciso «di rinviare a un prossimo appuntamento l'approvazione del piano di ristrutturazione, a causa della necessità di completare l'iter formale da parte della Commissione Ue». Anche se è terminata la messa a punto del piano, infatti, non è stata finalizzata la fase formale istruttoria» tra il tesoro e Bruxelles. I tempi dovrebbero comunque essere rapidi.
Il piano che il cda di ieri avrebbe dovuto approvare, necessario per ottenere il via libera della Commissione europea ai Monti Bond da 4 miliardi, recuperare la redditività ed evitare la nazionalizzazione, è più volte slittato. Intanto sono aumentate anche le richieste di capitale (l'aumento previsto in un primo tempo era di un miliardo) e di efficienze.
Tra i vari rumor circolati si ipotizza la chiusura di altre 200 filiali e il ridimensionamento del portafoglio di titoli di Stato. Mps sul tema non si esprime, ma la strada è più o meno tracciata. Quanto alla ricapitalizzazione, decisamente diluitiva (l'importo è pari alla capitalizzazione di Borsa), l'ad Fabrizio Viola ha dichiarato pochi giorni fa di aspettarsi dalla Ue un termine di dodici mesi entro cui realizzare l'operazione. Mesi che si riveleranno cruciali per cercare nuovi soci disposti a dare credito alla rinascita di Rocca Salimbeni.
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