Economia

Nel mirino di falchi e frugali. La Borsa ci riporta alla realtà

Listino giù del 2,5%. La Bce cambia le regole sull'inflazione e i Paesi del Nord Europa aspettano un passo falso sul Pnrr

Nel mirino di falchi e frugali. La Borsa ci riporta alla realtà

A Bruxelles, tra gli addetti ai lavori, lo hanno ribattezzato Next Generation Italy. Quegli oltre 200 miliardi di fondi destinati dall'Unione Europea all'Italia sui 750 totali sono pacificamente considerati il salvataggio della terza economia europea. Necessario per mantenere in vita l'area euro e la stessa Unione. Allo stesso modo, il cosiddetto Pepp (il piano di acquisto di titoli pubblici da altri 750 miliardi) è valutato pressappoco (...) (...) con il medesimo metro: un sistema inventato dalla Banca Centrale Europea per salvare l'Italia dal default del suo debito pubblico, rendendo sostenibile un rapporto con il Pil che ha superato il 160% e contenendo lo spread, cioè il costo delle emissioni. Non a caso la Bce sta comprando Btp per il 20% dei circa 190 miliardi del Pepp investiti fino a maggio. Ecco perché il crollo della Borsa di ieri, arrivata all'indomani delle previsioni di crescita del Pil 2021 del 5%, definite da Paolo Gentiloni da «nuovo boom economico», serve a non dimenticare dove realmente si colloca la nostra economia: il calo del 2,55% di Piazza Affari (maglia nera d'Europa, ancorché in buona compagnia, per i timori di nuovi contagi in crescita) ci ricorda che siamo sempre sospesi, più che mai osservati speciali da tutta Europa. La questione, ieri, era anche monetaria: il presidente Bce Christine Lagarde ha annunciato la prima revisione della sua strategia dal 2003 a questa parte. La sua missione non sarà più un livello di inflazione «inferiore al 2% nel medio termine»; il nuovo sarà un «obiettivo di inflazione simmetrico del 2% nel medio termine». Traduciamo: se prima un'inflazione oltre il 2% era considerata da abbattere all'istante, d'ora in poi ci sarà la simmetria: deviazioni «positive e negative» rispetto al 2% sono considerate parimenti dannose. La conseguenza è sottile ma fondamentale, perché permette a Bce di usare ogni strumento anche in presenza di inflazione bassa, anche a costo di dover tollerarne una alta nel breve termine. Però, nel calcolo dei prezzi, verranno incluse anche le case, fino a oggi rimaste fuori. Gli effetti reali sul nostro Paese sono difficili da stimare. Andrebbero chiesti allo stesso Mario Draghi. L'impressione è che i mercati non abbiano gradito granché e che l'Italia tema l'aumento dell'inflazione in corso come chiave per autorizzare la Bce a rallentare il Pepp. Di sicuro dovremo seguire con attenzione il dibattito interno alla Bce: ieri la francese Lagarde ha probabilmente preso tempo tra le colombe come l'italiano Fabio Panetta o lo spagnolo De Guindos e i falchi quali l'olandese Knot, o l'austriaco Holzmann, guidati dal tedesco Weidmann, per i quali bisogna pensare di fermare il Pepp. Sul fronte politico un dibattito analogo è in corso tra i Paesi frugali del Nord Europa e quelli del Mediterraneo e riguarda le future regole del patto di stabilità, dal 2023, la cui griglia dipenderà da quali spese (digitalizzazione? green?) escludere dal deficit e da quale ritmo adottare per far calare il debito. L'Italia è attesa al varco. Tutto dipenderà dal Pnrr, dai fondi europei: se, una volta ottenuto il Next Generation Italy, non dimostreremo di saper spendere i fondi; di accompagnarli con le riforme previste; di generare l'ormai famoso debito «buono», frugali e falchi ci salteranno addosso per divorarci senza pietà. Non vedono l'ora e ci terranno sotto tiro giorno dopo giorno. C'è di buono che Draghi questo lo sa bene e che anche Matteo Salvini, il soggetto più euro-pericoloso nella maggioranza, da qualche tempo non spara più contro Bruxelles: la partenza è buona.

Ma la strada è molto stretta.

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