In mattinata si conoscerà la posizione di Nissan a proposito dell'accordo blitz, con fusione paritaria, deciso dall'alleata Renault con Fca. Il cda di Nissan, sotto la regia dell'ad Hiroto Saikawa, rappresenta il primo importante snodo visti i progetti di Jean-Dominique Senard e John Elkann, i presidenti di Renault e Fca, di voler creare il primo gruppo mondiale dell'auto. Solo l'assenso di Nissan, che a sua volta controlla Mitsubishi con il 34%, potrà dar vita a questo colosso da oltre 15,6 milioni, al momento, di veicoli. Ecco perché Senard è volato in Giappone per incontrare sia i vertici di Nissan sia quelli di Mitsubishi. Il secondo passaggio decisivo arriverà il 25 giugno, quando si terrà l'assemblea degli azionisti della Casa di Yokohama.
Non è un caso, inoltre, che dalle colonne del giornale Nikkei, proprio alla vigilia del cda nipponico, Elkann abbia voluto sottolineare di avere un «enorme rispetto per Nissan e Mitsubishi, i loro prodotti e le loro attività», toccando così nel vivo i due management (per i giapponesi il rispetto è sacro). «Proponendo una combinazione aziendale con Renault - ha aggiunto il presidente di Fca - il nostro spirito è quello di trovare un obiettivo comune che offra vantaggi a tutte le nostre società, abbracciando Nissan e Mitsubishi come partner stimati e rispettati».
In attesa che il cda di Renault, convocato la prossima settimana, formalizzi l'asse con il Lingotto, il progetto di fusione tra i due gruppi fa discutere i governi italiano e francese. Da entrambi c'è la richiesta a Fca e Renault di garanzie precise sulla salvaguardia dell'occupazione e il rispetto degli impegni presi sugli stabilimenti. Per il vicepremier Matteo Salvini, che guarda a un ingresso dello Stato italiano nel nuovo big per bilanciare la presenza dell'Eliseo in Renault, «il progetto di fusione sembra un'operazione utile per l'Italia e per l'Europa» che avrebbero così un gigante dell'auto. «Se tutti rispettano gli impegni - ha osservato - mi pare giusto che si proceda in questa direzione».
Da Parigi arriva il nuovo commento del ministro dell'Economia, Bruno Le Marie, il quale esige soprattutto l'impegno preciso che nessuna fabbrica verrà chiusa. «Mi attendo - ha quindi puntualizzato - che questa operazione sia fatta nel quadro dell'alleanza tra Renault e Nissan». Al governo francese interessa molto, poi, che la futura governance (si parla di Elkann presidente e Senard ad) faccia in modo che gli interessi del Paese siano ben rappresentate. Il ministro, confermato che lo Stato scenderà dal 15 a circa il 7,5% nel capitale di Renault, ha lanciato alle società coinvolte nell'operazione questo messaggio: «Le aziende che sopravviveranno saranno quelle capaci di investire fortemente in veicoli autonomi, connessi ed elettrici».
Sono anche emersi alcuni particolari sui negoziati che hanno portato Fca e Renault a scommettere su futuro insieme. Gli incontri propedeutici alla discussione sono stati portati avanti con grande segretezza e nomi in codice. In Fca, per lavorare al progetto «Newton», era stato creato il team «Fermi», che avrebbe dovuto chiudere un'operazione con «Rutherford»: tre grandi fisici, i cui nomi - è possibile ipotizzare - sono stati usati anche per omaggiare Marchionne, che della materia era appassionato. Lo stesso Elkann, inoltre, si sarebbe visto anche il presidente francese Emmanuel Macron. La forte distrazione generale per le elezioni europee ha fatto il resto.
In Borsa, ieri, dopo i botti di lunedì, giornata quasi normale per i titoli interessati: Fca -0,9%, Exor -0,3% e Renault +0,84%. Ma impennata del Lingotto a Wall Street, dopo la chiusura per festività di lunedì: +7,7% alle 20 italiane.
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